Affido condiviso, si scalda il clima. "Ma il confronto è aperto”
ROMA - "Sul disegno di legge del senatore Pillon in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità è in corso un confronto all'interno della maggioranza, ci sono alcuni aspetti che secondo noi meritano un approfondimento. Arriveremo in breve tempo ad un pieno accordo sul testo e andremo avanti con determinazione". Bastano quattro righe per dare, all’interno della maggioranza di governo, una frenata al disegno di legge 735 sull’affido condiviso, presentato dal senatore della Lega Simone Pillon. Le parole arrivano, con una nota ufficiale, dal capogruppo del Movimento 5 Stelle in Senato, Stefano Patuanelli, e segnalano la volontà di studiare ancora le norme contenute nel testo di legge, di modo da poter arrivare ad una formulazione condivisa fra i due partiti di governo, anche per affrontare al meglio il cammino in Commissione Giustizia, che non si annuncia in discesa. Il tutto al netto del fatto che il ddl 735 già al momento della sua presentazione vedeva, come cofirmatari, cinque senatori del M5S, oltre a tre senatori leghisti e a Pillon. Il tema è del resto presente nel contratto di governo, e una volta trovato l’accordo sui singoli aspetti del provvedimento è lo stesso capogruppo M5S a promettere “determinazione” nel portare in porto la legge.
Sul fronte politico, alle cautele dei Cinque Stelle fa eco l’aperta contrarietà dei partiti di opposizione, con alcuni esponenti di Forza Italia che criticano aspramente il provvedimento così come fanno anche il Partito Democratico e Liberi e Uguali. "Mi conforta che la maggioranza abbia deciso di rimettere in discussione il testo di legge", dice Mara Carfagna (FI), che giudica "pericolosa" l'attuale versione. Un testo che a giudizio della responsabile Pd per l'Infanzia, Francesca Puglisi, "non è emendabile e va ritirato subito".
Di “chiaro e pericoloso tentativo di riformare il diritto di famiglia a sfavore delle donne e dei figli, perché aumenta le disparità tra uomini e donne" parla la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale, Loredana Taddei, mentre dalla Cisl arriva con Liliana Ocmin, responsabile coordinamento Donne del sindacato, l’apprezzamento per “l’intento alla base del disegno di legge, in particolare la condivisione della responsabilità genitoriale anche in caso di separazione”, seppur seguito da alcuni distinguo. In particolare, “il testo, così come strutturato, sembra promuovere un modello di famiglia che rischia di essere anacronistico e non sempre realizzabile, in quanto non si tiene conto dei diversi casi di separazione”. Per la Cisl insomma il ddl propone una soluzione precostituita per tutti: la cancellazione dell’assegno di mantenimento; l’obbligo di ricorso alla mediazione familiare in presenza di figli minori (“misura positiva ma dovrebbe essere prevista la gratuità per non gravare sulle situazioni di fragilità economica dei separandi”); l’introduzione del “doppio domicilio” ("anche se occorre considerare il fatto che non tutti i genitori hanno la possibilità economica di avere due case”); la suddivisione delle spese di sostentamento della prole (“ignorando completamente condizioni e situazioni che raccontano una serie di endemiche disuguaglianze tra i due generi"). In sintesi, “temiamo – dicono alla Cisl - che nell’intento di affermare la bi-genitorialità perfetta possano emergere situazioni di difficoltà economica, o altre vulnerabilità, come la violenza di genere, con ricadute anche sui minori, sovente vittime passive, da cui il legislatore non può assolutamente prescindere”.
Mentre si segnalano le prime iniziative dei sostenitori del testo (domenica 16 settembre in alcune piazze del paese ai gazebo del MDM - Movimento per il mantenimento diretto si raccoglieranno firme a sostegno della ddl Pillon), anche dal Forum delle Associazioni familiari arrivano pareri non completamente positivi, in particolare per l’errore di “togliere ogni discrezionalità al giudice”: il ddl per il Forum “rischia di obbligare i bambini ad accettare la convivenza con famiglie allargate e unioni diverse, nonché, imponendo modelli genitoriali rigidi, danneggia il coniuge vulnerabile che ha deciso di investire la sua vita nella famiglia”. La richiesta, riconoscendo però la bontà dell’intento iniziale, è quello di un cammino condiviso nella redazione del testo di legge. Un appello lanciato anche da molte altre realtà, al quale sembra rispondere anche il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana: “Siamo in una fase preliminare, cercheremo di mettere al centro il minore perché è suo interesse avere i genitori per poter condividere con loro le esperienze della vita. Questo è il nostro principio, poi vedremo come fare modifiche incontrando tutti gli attori coinvolti”. (ska)