Affido, una mamma: “Abbiamo accolto un bambino Down e ne siamo felici”
ROMA – R. ha 6 figli: quattro li ha messi al mondo, due invece è andata a cercarli. L’ultimo arrivato ha appena un anno, è cinese, ha la sindrome di Down e alcuni problemi fisici non trascurabili. “Non mangia autonomamente, lo alimentiamo con la peg”, ci racconta. R. è mamma per passione: ha un’esperienza di affidi che per raccontarla ci vuole del tempo. Ricorda i nomi e i volti di tutti i bambini e i ragazzi che la sua famiglia ha accolto, in questi anni: alcuni italiani, altri stranieri, per periodi più o meno lunghi, sempre con storie difficili alle spalle, che solo il calore di una famiglia vera può aiutare a superare.
Oggi i bambini in affido sono due: una bimba di 11 anni e il piccolo cinese, di cui R. non ci svela troppi particolari. “E’ una situazione delicata e l’affido è iniziato da poco. Però posso dire che per noi è un bambino normale, nonostante tutti i suoi problemi. E ci dà una gioia incredibile. Non so dire perché, ma desideravamo tanto accogliere un bambino disabile: non è una vocazione, forse è una passione, che ci accomuna tutti, in famiglia". Perché condividere questo progetto e collaborare è fondamentale, soprattutto quando le situazioni richiedono particolare impegno, come in questo caso.
R. ha anche un lavoro, “faccio la bidella, ma ora sono in maternità. Tornerò al lavoro tra pochi giorni e al piccolo penseranno, quando non ci sono, un po’ mio marito, un po’ i miei figli, qualche volta mia madre, che dalla Campania viene spesso qui, a Reggio Emilia, ad aiutarci”. R. e la sua famiglia fanno parte della rete dell’associazione “Dalla parte dei bambini” (dallapartedeibambinisegreteria@gmail.com), che chiama a raccolta le famiglie disposte ad accogliere, in adozione o in affido, bambini con bisogni speciali. “Quando le ragazza dell’associazione mi hanno proposto il caso di questo bambino, non ho avuto un attimo di esitazione. Non mi spaventa, la malattia. E anche i miei figli hanno reagito con entusiasmo – ci racconta R. – E il sostegno dei miei figli è fondamentale, visto che l’impresa li coinvolge molto profondamente. Negli incontri con gli assistenti sociali – ci riferisce – tante volte mi sono sentita chiedere: ‘E se lei un giorno non ci fosse più? Se lei morisse?’. I miei figli hanno risposto al posto mio: ‘Ce ne occuperemo noi’. E questa possibilità, nel caso di S., è molto alta”. Perché S. è stato dato in affido, ma “probabilmente starà con noi tutta la vita, perché non ha nessuno che possa prendersi cura di lui. E in istituto, per quanto curato e accudito, non può ricevere l’assistenza personalizzata che noi gli garantiamo. Per questo, siamo felici che sia qui con noi e guardiamo al futuro con fiducia, convinti che quello che faremo per lui gli permetterà di crescere meglio, conquistando tutta l’autonomia di cui sarà capace”. (cl)