Africa, Giro: ambiguità nel Fondo di emergenza, bene le verifiche delle ong
C'e' un'ambiguita' di base nel Fondo fiduciario dell'Unione Europea di emergenza per l'Africa: cosi' oggi Mario Giro, vice-ministro degli Esteri, sulla possibilita' di finanziare attraverso questo strumento sia progetti per lo sviluppo che interventi per la "sicurezza" e il controllo delle frontiere.
"Il Fondo e' uno strumento adattato per la gestione dei flussi e qui entriamo nel tema dell'ambiguita'" ha detto Giro. "Attraverso questo meccanismo si possono finanziare anche i programmi di sicurezza, per l'aumento delle capacita' dei Paesi africani di controllare i loro confini". Secondo Giro, sul Fondo all'interno dell'Ue non c'e' stata unanimita' di vedute, con in particolare i Paesi nordeuropei contrari alla commistione tra risorse provenienti dalla Direzione per la cooperazione e lo sviluppo e la Direzione affari interni. "Quando leggi che il 28 per cento delle risorse viene usato per migrazioni e sicurezza viene da pensare" ha sottolineato il vice-ministro. L'occasione del suo intervento e' stata la presentazione a Roma di un rapporto realizzato da un'alleanza di ong, da Amref alle reti Cini, Concord e Focsiv.
Nello studio si denuncia che parte delle risorse del Fondo, istituito a Malta nel 2015, non sostengono progetti di cooperazione ma solo iniziative per il contenimento dei flussi migratori. Il rapporto e' fondato su mesi di interviste condotte in Libia, Niger ed Etiopia, "case study" rappresentativi di diverse regioni del continente. Al centro l'impegno di monitorare l'utilizzo delle risorse del Fondo: oltre tre miliardi di euro, drenati dagli strumenti Ue preposti alla cooperazione allo sviluppo. Nel suo intervento Giro ha rivolto un appello alle ong: "Continuate a vigilare, vigilate il piu' possibile e criticate".
Dal punto di vista del governo italiano, pero', ci sarebbero alcuni punti fermi. "Non possiamo fare altrimenti, perche' a noi interessa la tenuta di quegli Stati, altrimenti avremmo altre quattro o cinque Libie" ha detto Giro: "E' meglio uno Stato che quello che poi e' successo in Libia". (DIRE)