11 settembre 2015 ore: 14:55
Non profit

Africa, il continente più violento del pianeta

Su 424 conflitti esistenti, la metà è in Africa. Su sei guerre scoppiate nel mondo nel 2014, quattro sono in questo continente. E la guerra civile in Somalia dura da 24 anni ma i media italiani la ignorano, nonostante ogni carretta del mare che arriva sulle nostre coste ha il suo carico di somali
Guerra. Ragazzo africano con sfondo bombardamenti

MILANO - Nel 2014 sono scoppiati sei nuovi conflitti e quattro di questi è in Africa. Complessivamente in questo continente sono in corso la metà di tutte le guerre nel mondo (424). Il Rapporto "Cibo di guerra", presentato oggi a Expo da Caritas Italiana, Famiglia Cristiana e Il Regno (vedi lanci precedenti), sottolinea che nonostante l'attenzione dei media sia "rivolta in prevalenza alle guerre del bacino medio orientale, l'esame dei dati del 2014 dimostra che in realtà la maggioranza dei fronti di conflitto si colloca lontano dall'Europa, nell'Africa sub-shariana, in Asia, addirittura nelle americhe. Ed è proprio l'Africa a conquistare il primato di continente più violento del pianeta, seguito dall'Asia".

Tra i 424 conflitti esistenti, i curatori del Rapporto distinguono, in un ordine crescente di gravità della situazione, le "dispute" (112), le crisi "non violente" (89), le "crisi violente" (117), le "guerre limitate" (25) e le vere e proprie "guerre" (21). In Africa si concentrano 11 delle vere e proprie guerre in 8 Paesi (in alcuni casi ci sono più fronti del conflitto): Libia, Nigeria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Repubblica Centro Africana, Repubblica democratica del Congo e Uganda.

Uno dei Paesi africani più martoriati e dimenticati, secondo il Rapporto, è la Somalia. C'è un capitolo dedicato a questo Paese (in guerra da 24 anni), curato dal giornalista di Famiglia Cristiana Luciano Scalettari. Più di 38 mila bambini sono ad alto rischio di morire di fame, durante la siccità di tre anni fa sono decedute 250 mila persone. Morti causate dalla guerra civile che insanguina la Somalia. "Difficile spiegare fino in fondo i meccanismi complessi dell'informazione che portano a scordare regolarmente il Paese africano", scrive Luciano Scalettari. Anche perché i media italiani hanno un approccio "strano"

alle vicende somale: "Gli attentati degli Shabab (il gruppo di estremisti islamici cugini dell'Isis): le stragi commesse in Kenya sono finite sulle prime pagine dei giornali. Quelle, anche gravi, commesse all'interno delle prime pagine del territorio no". Eppure le notizie che riguardano la Somalia dovrebbero interessarci, non solo per il legame storico con l'Italia. Ma anche perché "ogni carretta del mare ha il suo carico di somali, ogni tragedia del Mediterraneo ha il suo triste carico di vittime somale, ogni Paese del mondo (compresa l'Italia, ndr) ha ormai il suo carico di rifugiati somali", scrive amareggiato Luciano Scalettari. "Ebbene la questione è che la Somalia va raccontata, non può più essere dimenticata. Occorre rompere questa sorta di muro dell'omertà informativa". "Se non riusciamo a raccontare nei media italiani queste cose non si capirà mai che non ci saranno mura abbastanza alte e mari abbastanza profondi per impedire a centinaia di migliaia di persone di tentare il viaggio della speranza". (dp)

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