Afro-Napoli United in campo contro il razzismo. Stage per giovani migranti
NAPOLI - Apre le porte a tutte le associazioni e comunità che si occupano di migranti e rifugiati l’Afro-Napoli United, la squadra di calcio e associazione interetnica fondata nel 2009 da Antonio Gargiulo, presidente anche del gruppo sociale Gesco (cui aderisce) per combattere il razzismo con lo sport e veicolare così valori solidali come quello della convivenza pacifica tra i popoli. In linea con la sua mission, dal 21 marzo ogni lunedì sera l’Afro-Napoli United organizza stage per giovani migranti presso lo stadio “Vallefuoco” di Mugnano (nella provincia a nord della città), dove dalle 20 alle ore 22.30, accoglierà associazioni impegnate nella lotta al razzismo e comunità di stranieri presenti nella città di Napoli. All’iniziativa possono partecipare tutti i ragazzi dai 15 anni in su che abbiano due soli requisiti: la voglia di giocare a calcio e la voglia di sorridere. La prima giornata vedrà coinvolti i ragazzi dell’associazione “Accoglienza Solidale Napoli” (Aics - Aig).
La squadra multietnica riunisce circa 40 atleti tra napoletani e giovani provenienti da Senegal, Costa D'Avorio, Nigeria, Capo Verde, Niger e Tunisia, ma anche da Ecuador, Perù, Cile e Paraguay e un londinese che ha scelto Napoli come sua seconda casa. La squadra sta disputando il campionato di terza categoria FIGC, dopo aver riscosso grande successo nei campionati dilettantistici. Dopo 7 anni dalla sua nascita tante sono state le difficoltà riscontrate e altrettante le soddisfazioni: passare dai tornei amatoriali al salto in Figc, riuscire a tesserare più di 20 migranti, avere una squadra juniores. Essere in Prima Categoria non è mai stato un punto d’arrivo: l’Afro-Napoli si considera perennemente in viaggio. “La questione migranti, vista da molti come una minaccia, come un problema irrisolvibile – dichiara il presidente Antonio Gargiulo - può essere affrontata al meglio solo attraverso la cooperazione di tutte quelle associazioni che quotidianamente vivono le difficoltà e le sofferenze di queste persone, costrette ad abbandonare il proprio Paese, la propria casa, la propria famiglia. È stato proprio questo a spingerci ad essere promotori di nuove iniziative”.