15 maggio 2015 ore: 17:43
Immigrazione

Agenda europea. Focsiv: "Bene sistema quote, ma numeri ancora troppo esigui"

Il commento di Attilio Ascani sul documento approvato dalla Commissione europea: "Le vere risposte non stanno nei confini e nella loro protezione, ma nella costruzione di un vero sistema di asilo europeo e in maggiori canali per le migrazioni regolari"
Immigrati in fila seduti a terra in attesa

ROMA - L'agenda europea sull'immigrazione è un passo avanti importante, ma permangono alcune criticità a cominciare dai numeri ancora esigui delle quote di reinsediamento e ricollocamento fino alla scarsa attenzione dedicata alla cooperazione internazionale. E preoccupa la lotta al traffico di esseri umani condotta con possibili azioni militari. E' questo il commento di Attilio Ascani, presidente di Focsiv, al piano sull'immigrazione adottato dalla Commissione europea. "La comunicazione della commissione europea è un passo avanti rispetto al dichiarazione del Consiglio europeo del 23 aprile sulle stragi di migranti nel Mediterraneo - sottolinea Ascani -. Innanzitutto la Commissione fa il suo mestiere è cioè sostiene la comunitarizzazione delle politiche europee contro le prospettive nazionalistiche, pur nel quadro dei limiti del Trattato di Lisbona, per cui ad esempio le decisioni sull'ammissione di migranti per motivi di lavoro rimane in capo ai singoli stati membri. La comunitarizzazione riguarda un' immediata azione per salvare le vite umane nel Mediterraneo, per cui sembra di capire che Frontex abbia il mandato di soccorso e non solo di controllo delle frontiere. Si rafforza il finanziamento e possibile periodo di attuazione di Triton. La questione sui limiti di intervento (spazio marino) rimane tuttavia non molto chiara".


Bene ricollocamento e reinsediamento, ma numeri ancora piccoli. Secondo il direttore di Focsvi, inoltre, sono importanti i passi avanti sulla ricollocazione dei richiedenti asilo e sui reinsediamenti dai paesi dove si ammassano i profughi, in un primo tempo su base volontaria e poi in modo obbligatorio con definizione di criteri distributivi. "I numeri però sono piccoli, si parla di 20.000 richiedenti asilo e non c'è certezza sulla obbligatorietà - aggiunge - c'è già un acceso scontro tra i paesi membri. Preoccupante, invece, il coinvolgimento della Politica di sicurezza e di difesa comune, il braccio armato dell'UE, per la lotta al traffico con possibili azioni militari, le conseguenze di questo approccio potrebbero tramutarsi in nuove stragi".

Per Ascani ancora più importante è l'impostazione di medio lungo periodo: "le vere risposte non stanno nei confini e nella loro protezione, ma nella costruzione di un vero sistema di asilo europeo e in maggiori canali per le migrazioni regolari per motivi di lavoro - aggiunge-. Tutto però viene limitato alla selezione di migranti con qualifiche di cui ha bisogno il nostro mercato del lavoro, dimenticando che gran parte dei flussi sono invece di migranti con scarse qualificazioni ma che comunque risultano necessari per le nostre società, si pensi ai tanti lavori nel campo dei servizi o in settori come quello delle costruzioni, o ad esempio alle badanti (molte delle quali peraltro sono laureate! ma vengono assunte scartando la loro qualifica). Dal punto di vista dello sviluppo dei paesi di origine sono soprattutto i migranti con basse qualificazioni quelli che contribuiscono di più alla lotta alla povertà".

infine, per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo, questa - secondo il diettore di Focsiv - viene citata per combattere le cause delle migrazioni ma non sono previste più risorse rispetto a quelle già previste. "La priorità migrazioni e sviluppo appare derubricata - afferma - mentre nell'approccio globale era uno dei quattro pilastri, adesso non lo è più, e diventa funzionale ad abbattere le cause dell'immigrazione irregolare e per la migrazione legale". "Altri punti emergono dalla proposta della Commissione, su cui la Focsiv con altri organismi della società civile continuerà a riflettere - conclude - certo che continua a rimanere sullo sfondo un approccio che non considera il diritto alla mobilità come un un diritto umano per una vita migliore. La mobilità continua (e continuerà) ad essere un privilegio per chi se lo potrà permettere, e limitato dai confini nazionali per conservare la propria pace sociale."

 

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