Agenda Ue, Cir: “Passi avanti, moderata soddisfazione”
ROMA – “Moderata soddisfazione”. Così il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) accoglie le proposte approvate oggi dalla Commissione europea in materia di asilo e di salvataggio in mare, la cosiddetta agenda dell’Unione europea sull’immigrazione. Per il Cir, è l’estensione del mandato territoriale e della capacità finanziarie delle missioni Triton e Poseidon realizzate da Frontex ad essere “assai rilevante” nel testo approvato oggi a Bruxelles. “Una delle richieste più pressanti nel corso di questi mesi è stata la ripresa della missione Mare Nostrum in chiave europea – spiega Christopher Hein, direttore del Cir -. Con l’ampliamento delle missioni di Frontex oggi definito, che prevede la stessa copertura geografica di Mare Nostrum e una dotazione finanziaria che è minimo la stessa, e con la chiara esplicitazione della funzione di search and rescue tra i compiti prioritari della missione europea dobbiamo dire che è stato raggiunto un importante obiettivo per ridurre il rischio di morti in mare”.
Sul tema delle “quote” obbligatorie in base a cui devono essere ridistribuiti i richiedenti asilo in chiaro bisogno di protezione internazionale che arrivano in Grecia e in Italia, secondo il Cir sono diverse le “prospettive attraverso le quali guardare a questo sistema”. Dal punto di vista europeo, spiega una nota del Cir, “questa introduzione sembra essere la prima vera deroga del sistema Dublino – aggiunge - e da questa prospettiva è di importanza fondamentale”. Per quanto riguarda il punto di vista dell’Italia, “la possibilità di trasferire 24 mila richiedenti asilo in 2 anni può aiutare a decongestionare un sistema in affaticamento – continua la nota -, sia per quanto riguarda l’accoglienza che l’analisi delle domande d’asilo”. L’agenda scricchiola, però, se si guardano le cose dal punto di vista dei richiedenti, spiega Hein. “Temiamo che questo sistema non sia utile – aggiunge la nota -. Se nello stabilire i paesi verso cui dovranno essere trasferiti non si prenderanno seriamente in considerazione i loro legami familiari, culturali e le loro potenzialità di integrazione, crediamo che questi trasferimenti si concluderanno in un fallimento. Dopo poco tempo gli stessi rifugiati cominceranno ad andare verso altri paesi dell’Unione, accrescendo ancor di più i movimenti secondari”. Per questo, spiega il Cir, “i 6mila euro a persona che l’Unione europea prevede per gli Stati che prenderanno in carico i richiedenti asilo, devono essere utilizzati per strutturare dei credibili programmi di integrazione”. Perplessità, infine, anche sulla “selezione dei richiedenti asilo da trasferire in base alla loro nazionalità – solo siriani ed eritrei - quando il quadro internazionale di protezione parte sempre dalla situazione individuale e non da quella dei gruppi nazionali”.
Dubbi anche sui 20 mila del programma di reinsediamento. “Lascia però perplessi sia il numero francamente troppo piccolo previsto – spiega Hein -, sia l’adesione degli stati membri su base volontaria. Questo è un primo passo, anche se piccolo, nella giusta direzione. Chiediamo ora che le istituzioni europee percorrano con più coraggio la strada per aprire canali di ingresso legali per dare una risposta effettiva alle crescenti necessità di protezione: dovrebbero essere fortemente potenziati i programmi di reinsediamento, attivati programmi di ammissione umanitaria e di sponsorship, creati i presupposti per poter richiedere asilo dai paesi di origine e di transito”.