Agricoltura familiare contro la povertà e per l'ambiente. Se ne parla al Salone del gusto
ROMA - L'agricoltura familiare è la spina dorsale dell'agricoltura, e l’Onu ne riconosce il ruolo strategico nella lotta alla fame e per uno sviluppo sostenibile che preserva le risorse naturali del pianeta. Per questo le Nazioni Unite hanno decretato il 2014 anno internazionale dell’agricoltura familiare (Iyff, International Year of Family Farming), tema che sarà anche protagonista del prossimo Salone del Gusto e Terra Madre di Slow Food che si terrà al Lingotto Fiere di Torino dal 23 al 27 ottobre. Notevole è, a livello planetario, la presenza di questo tipo di aziende agricole: uno studio della Fao condotto in 93 paesi in via di sviluppo ha messo in luce che le aziende agricole a conduzione familiare rappresentano oltre l’80% di tutte le strutture dedite all’agricoltura. “La conservazione e l’uso sostenibile delle risorse naturali sono connaturati nelle aziende agricole a conduzione familiare, e le distinguono dalle aziende specializzate di grandi dimensioni – scrive il direttore generale della Fao José Graziano da Silva -. La natura altamente diversificata delle attività agricole familiari gli conferisce un ruolo centrale nella diffusione della sostenibilità ambientale, nella salvaguardia della biodiversità, contribuendo anche a una dieta più salutare ed equilibrata”. Insomma, l’agricoltura familiare sta facendo fronte “alla doppia emergenza che il mondo si trova ad affrontare: migliorare la sicurezza alimentare e preservare le risorse naturali, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, il dibattito sull'agenda post-2015 e la Sfida Fame Zero”.
Ancora secondo le stime della Fao, sia nel mondo sviluppato che nei paesi in via di sviluppo oltre 500 milioni di aziende agricole a conduzione familiare (che si basano principalmente sui membri familiari per lavoro e gestione) producono cibo per sfamare miliardi di esseri umani. Tutto questo mentre, paradossalmente, quelle stesse famiglie contadine sono parte significativa degli 842 milioni di affamati su scala mondiale e le aree rurali sono popolate da tre quarti delle persone che versano in gravi condizioni di povertà. Per questo l’Ifad, International Fund for Agricultural Development, vuole “mostrare la capacità di trasformazione e innovazione dell’agricoltura familiare, che non è parte del problema, ma parte della soluzione per la sicurezza alimentare e le sfide dello sviluppo sostenibile di questo secolo”. Come? Un esempio è quello delle donne del Gran Chaco argentino, appartenenti a diverse etnie indigene e da sempre impegnate nella raccolta di frutti selvatici e nella loro trasformazione in bevande, farine e altre preparazioni alimentari, oggetto di un presidio Slow Food. Ifad, Slow Food e altre associazioni nazionali le stanno dotando degli strumenti utili perché proseguano nel loro lavoro, stanno incentivando il dialogo fra gruppi diversi affinché al lavoro delle donne sia restituita piena dignità e la possibilità di ottenere un reddito.
Ma anche in Europa, dalla Germania alla Francia, dall’Italia alla Polonia, la rete delle aziende agricole familiari è una scommessa per il futuro, come riferito dal Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Ciolos. Tra i 12 milioni di aziende agricole distribuite su 172 milioni di ettari di terreni agricoli nei 28 stati membri, “la fattoria di famiglia ha maggiore resilienza e capacità di adattarsi ai cambiamenti e sviluppi”. (ep)