Aiutare i "caregiver": la regolamentazione delle badanti non basta
MILANO – Aiutare chi aiuta. È questo l'obiettivo a cui dovrebbero tendere gli enti locali per facilitare il lavoro dei caregiver, sia familiari che badanti. Non è una banalità: spesso si articolano sistemi complessi che però sono inefficaci. "Fino a tre anni fa avrei pensato che per risolvere il problema della cura sarebbe servito aumentare il numero di sportelli d'incontro per badanti e famiglie. Oggi con la ricerca dell'Irs si comprende che il quadro è più complesso", commenta Cristiano Gori, direttore di LombardiaSociale e ricercatore dell'Università Cattolica. Nell'esperienza mappata dal primo rapporto sui caregiver, infatti, appare che gli sportelli spesso si sono limitati a far incontrare domanda e offerta invece che introdurre gli utenti e le famiglie all'interno di un sistema di cura completo. E il problema sta nel fatto che le famiglie non riconoscono questo sistema come un'esigenza a cui rispondere.
Il mercato delle badanti vale ad oggi 1,6 miliardi all'anno, per un totale di 160 mila impiegati. I due terzi, secondo le stime di Sergio Pasquinelli dell'Istituto di ricerca sociale, sono nel mercato del lavoro sommerso. "Il problema è che oggi è conveniente", ammette l'assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. L'idea di Majorino è quindi vincolare qualunque indennità corrisposta alle famiglie ad un servizio che sia in qualche modo registrato all'interno di quelli comunali, al quale si possa sempre riconoscere una certa qualità garantita dal pubblico. "Il tema si può risolvere però solo a livello nazionale", precisa Gori, visto che la competenza della materia è del governo centrale. "Gli sportelli non devono poi agire come monadi, avulse dal contesto in cui si ritrovano", aggiunge Pasquinelli.
I ricercatori dell'Irs indicano poi nella ricerca di forme al sostegno all'invecchiamento attivo un altro degli strumenti che di cui dispone il servizio pubblico per poter migliorare l'offerta. Altro strumento chiave è il cosiddetto welfare di prossimità, ossia un'offerta di servizi che sia più diffusa sul territorio e più vicina alle famiglie. Il passaggio necessario è però quello di informare le famiglie, che paiono dall rilevazione dell'Irs spesso ignare delle possibilità esistenti.
Regione Lombardia il 19 maggio ha dato il primo via libera alla legge regionale che regola il lavoro degli assistenti familiari. Il passaggio è importante, ma ancora non è abbastanza finanziato: per il 2015 sono presenti solo 700 mila euro, presi dalle voci di bilancio vincolate alle spese sociali. E così si pone un problema di concorrenza della fragilità degli anziani rispetto ad altre categorie. Un esempio chiaro è quello delle persone con disabilità: per loro i Comuni lombardi hanno aumentato i finanziamenti negli ultimi cinque anni, al contrario di quanto accaduto per gli anziani. Il trend complessivo è quello di una generica e diffusa riduzione dei contributi. Il destino è doversi contendere fette sempre più piccole di risorse con un'utenza invece in continuo aumento? La risposta ai posteri. (lb)