Al Grande Fratello va di moda il “mongoloide”
“Molte volte – afferma una nota dell’Aipd - ci sforziamo di realizzare buone trasmissioni culturali, di dare spazio a una corretta informazione, di aiutare le persone a capire e a rispettare le piccole e grandi diversità presenti nel mondo e nel nostro paese: tutto ciò è importante e utile, ma molti, moltissimi messaggi passano a un più largo pubblico attraverso i cosiddetti programmi leggeri in cui anche una battuta può veicolare un più corretto modo di essere e di comportarsi”. E’ il caso appunto del Grande Fratello, trasmissione durante la quale “spesso e volentieri alcuni dei partecipanti sono soliti condire le loro liti con l’epiteto ‘mongoloide’”. La prima volta fu a dicembre, “quando i concorrenti erano a tavola per la cena, la puntata su Canale 5 era finita da un’ora e la diretta continuava sul Canale Extra 1 di Mediaset Premium, e la concorrente Carmela l’ha urlato come fosse il peggiore degli insulti”, e – fa notare l’Aipd – “da allora non hanno più smesso”.
“Il reiterarsi di questi spiacevoli episodi – afferma l’associazione - fa male: fa male alle 49 mila persone con la sindrome di Down e alle loro famiglie che vivono in Italia e che lottano ogni giorno per far capire che avere la sindrome di Down, essere “mongoloide”, non vuol dire essere sciocchi e incapaci e quindi degni solo di disprezzo”. “Avere la sindrome di Down – continua - vuol dire avere un ritardo mentale, ma essere comunque persone, persone che vanno a scuola, che si sforzano di acquisire una certa autonomia, che qualche volta lavorano, che ridono, che piangono, che hanno dei sentimenti, che sanno dare e ricevere”.
“Da tempo – fa notare l’Aipd - lavoriamo per abbandonare il termine “mongoloide”, proprio perché troppo spesso usato in senso dispregiativo, ma quello che davvero vogliamo non è solo abbandonare la parola, ma abbandonare l’idea che si possa disprezzare una persona. Chi fa televisione – precisa - sa che molte persone lo vedranno e lo ascolteranno, deve sapere di avere delle responsabilità, di fare, a volte suo malgrado, cultura: e se domani due bambini giocando davanti alla scuola si scherniranno chiamandosi “mongoloide”, deve sapere che ha contribuito a rinforzare questo comportamento anziché ridurlo”. “Le scuse – conclude l’associazione - non servono a cancellare l’offesa, ma aiutano a rimettere al centro le persone: per queste ragioni l’Aipd chiede alla trasmissione Grande Fratello di chiedere scusa a questa, forse piccola parte di italiani, ma non per ciò meno degna di rispetto”. (ska)