Al Memoriale della Shoah di Tarquinia la visita è virtuale
“Uno spazio di servizio alla memoria”. Usa queste parole Luca Bondi, presidente dell'associazione Semi di pace, per descrivere il Memoriale della Shoah realizzato in collaborazione con l'Unione delle comunità ebraiche in Italia e installato a Tarquinia, dove si trova la sede della onlus.
Costituito da un vagone merci del 1935 posizionato al centro di un sentiero di siepi di alloro al cui interno è allestita una mostra sulla Shoah in Italia, il memoriale è attivo dal 2018 e in poco più di un anno ha accolto oltre 10 mila visitatori, soprattutto studenti da ogni parte d'Italia. “C'è stato un fermento continuo che si è interrotto nel 2020”, aggiunge Bondi. La pandemia, infatti, ha costretto l'associazione ad annullare tutte le visite già prenotate.
Fino al 2020 il Giorno della memoria è stato celebrato con un evento dedicato al dialogo interculturale e interreligioso e la partecipazione degli esponenti delle tre grandi religioni monoteiste. Per il 2021 Semi di pace ha scelto di contribuire alle celebrazioni inviando alle scuole un video da proiettare il 27 gennaio. “Non potendo ospitare gli studenti in presenza, li portiamo virtualmente dentro il percorso grazie alle parole di Elisa Guida, docente di Storia contemporanea dell'Università della Tuscia che ha realizzato la mostra sulla Shoah del Memoriale insieme alla scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau”, spiega Bondi. Il video è dedicato alla memoria di Piero Terracina che fu deportato prima a Fossoli e poi ad Auschwitz-Birkenau con la famiglia all'età di 15 anni e fu il solo a ritornare. Presente all'inaugurazione del Memoriale, Terracina è scomparso nel 2019.
Un Memoriale intorno a un vagone ferroviario
Oltre a essere presidente dell'associazione Semi di pace, Luca Bondi è insegnante di religione all'Istituto Vincenzo Cardarelli di Tarquinia e, da sempre, cerca di dedicare spazi significativi all'approfondimento della Shoah all'interno della scuola. “Mi sono reso conto però che era difficile riuscire a coinvolgere gli studenti su un tema considerato tanto lontano temporalmente da loro – racconta –. Allora ho pensato che un vagone, elemento che ritornava nei racconti dei sopravvissuti insieme a quello del viaggio, potesse in qualche modo avvicinarli alla storia drammatica delle persecuzioni, delle deportazioni e di tutto quello che si è sviluppato in Italia dopo le leggi razziali. E ho iniziato la ricerca presso le ferrovie per rintracciare un vagone dell'epoca”.
L'idea di costruire qualcosa attorno a un vagone ferroviario si rafforza poi con un viaggio ad Auschwitz con alcuni studenti. “Fu un'esperienza molto toccante – racconta Bondi – Ascoltammo le parole delle sorelle Bucci, deportate in quel campo di concentramento da bambine, che ferme accanto alla piattaforma su cui un tempo si trovava la loro baracca raccontarono la loro storia. Fu allora che mi convinsi che avremmo dovuto assolutamente recuperare un vagone ferroviario”.
Da Bologna a Tarquinia
La ricerca si conclude alla stazione centrale di Bologna dove, tra i vagoni abbandonati, Bondi ne scova uno che rispondeva alle caratteristiche descritte nei racconti dei sopravvissuti. Le Ferrovie lo mettono a disposizione dell'associazione Semi di pace in comodato e il vagone viene trasferito a Tarquinia e posizionato su un basamento fatto di rotaie e traverse di ferrovia. “E così inizia quest'avventura, coinvolgendo fin da subito la scuola in cui insegno, gli studenti e gli insegnanti con cui abbiamo elaborato il percorso che porta al nucleo centrale in cui si trova il vagone”, spiega il presidente di Semi di pace.
Il vagone è stato inaugurato nel giugno del 2016 alla presenza di Piero Terracina, “che non volle entrarvi, ma vi appoggiò una mano e continuò a ripetere 'è questo, è questo'. Fu molto toccante”, mentre le 400 piante di alloro sono state messe a dimora a settembre dello stesso anno, “insieme a centinaia di studenti, insegnanti, cittadini, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni ebraiche che, insieme, hanno posizionato la pianta acquistata e donata per il progetto”.
All'interno del sentiero a spirale circondato di alloro è allestita la mostra sulla Shoah in Italia: 40 pannelli che accompagnano il visitatore in un percorso storico per comprendere perché si è arrivati a quel vagone e che cosa significa. Nel vagone la Parete dei nomi ricorda gli oltre 8 mila deportati dall'Italia e dai territori annessi tra il 1943 e il 1945. “Le emozioni di ragazzi e adulti dentro quel luogo sono straordinarie – spiega Bondi –. La visita prevede un incontro preparatorio, in cui si ascolta un sopravvissuto e viene spiegato il percorso. Poi inizia il cammino e si giunge al vagone dove chiediamo ai visitatori di scrivere su un foglio ciò che hanno provato e di condividerlo”.
Un percorso di riflessione
Ciò che colpisce, in particolare, è l'impegno da parte di Semi di pace, associazione di matrice cattolica, ma aperta a persone di tutte le religioni e anche non credenti, e attiva in campo sanitario, sociale ed educativo in Italia e in diversi Paesi del mondo. “Oltre a preoccuparci di offrire cibo, vestiario e assistenza ai bisognosi, abbiamo pensato di offrire uno spazio alla memoria – aggiunge Bondi – Lo considero un servizio alla storia e alla conoscenza”.