1 dicembre 2012 ore: 19:42
Società

Albanesi interroga i giornalisti: “Come far emergere i temi sociali?”

Sensibilità, fiuto, l'occasione giusta. Come lavorano i giornalisti al tempo della connessione continua? La provocazione del presidente di Capodarco: "Ho il sospetto che non abbiano metodo"
Riccardo Sollini/Rs Seminario Rs 2012: Vinicio

Don Vinicio Albanesi

CAPODARCO - Sensibilità, fiuto, l'occasione giusta. Algida cronaca o racconto romanzato. Come lavorano i giornalisti al tempo della connessione continua? "Ho il sospetto che non abbiano metodo": è la provocazione di Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di  Capodarco, nella seconda giornata di lavori del Seminario Redattore Sociale. “Un metodo c'è, ma non è lo stesso per tutti”. Marco Imarisio, corrispondente del Corriere della Sera, risponde alla sollecitazione. “Il mio metodo non può essere quello di un esperto di economia o di un inviato di guerra o di chi si occupa di cultura”. Per Imarisio “tutto è già visto, nel nostro essere sempre connessi devi dare di più e questo di più è te stesso, la tua partecipazione”. Una buona conoscenza dei fatti che si raccontano è parte del metodo. “Occorre sapere per lavorare con cognizione di causa. Perché il lettore è più scafato. L'algida cronaca non basta”. “Il mio metodo a 45 anni - prosegue - è di non considerarmi arrivato o chissà chi”. Suola delle scarpe e studiare… 

Una dimensione condivisa da Alessandro Leogrande, vicedirettore de "Lo straniero" secondo cui “sono saltati i corpi intermedi della società”.  Se trenta anni fa  un'inchiesta sul lavoro riguardava la fabbrica e il giornalista incontrava operai e sindacati, oggi più facilmente si utilizzano i materiali delle inchieste giudiziarie. “C'è la necessità di inventare un nuovo sguardo”. Andare sui luoghi e poi ritornarci, incontrare persone e poi tornare a incontrarle: queste le “regole” di un buon reportage.

Per il presidente di Capodarco “nella comunicazione sociale in questo momento c'è la difficoltà di avere uno sguardo complessivo sul disagio sociale, perché sono cambiate le categorie”. E c’è anche la difficoltà di capire come far emergere i temi sociali senza destare angoscia ma interesse. “Il mondo della comunicazione è quello delle istituzioni, come la scuola, la sanità e la chiesa e chi fa parte delle istituzione difende i propri piccoli privilegi. Chi narra oltre a partire da storie singole, deve offrire orizzonti positivi".
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