10 agosto 2016 ore: 16:09
Non profit

Aleppo in ginocchio: "noi, intrappolati in mezzo alle bombe"

Ad Aleppo due milioni di persone sotto assedio.Lo staff locale della Ong Gvc: “Non c’è via di fuga e non possiamo muoverci. Sta iniziando a mancare tutto, non arriva niente: non c’è carne, non c’è frutta, non c’è carburante. E da 4 giorni non c’è più acqua”
Bombardamenti Siria

- DAMASCO (Siria) – “Sembra la fine del mondo, le bombe e i colpi di arma da fuoco sono incessanti, di giorno e di notte. Dalla periferia di Damasco ne sentiamo il fragore: prima li sentivamo prevalentemente di notte, adesso continuamente, senza tregua. La situazione è molto tesa, ci sono posti di blocco ovunque”. Via Skype, lo staff in Siria della ong bolognese Gvc trasmette tutta la sua preoccupazione. Dallo scorso 6 agosto ad Aleppo le ostilità sembrano aver raggiunto un grado di violenza ancora più estremo rispetto ai giorni scorsi. La città è circondata, trasformandosi di fatto in una trappola mortale per la popolazione civile sotto assedio, impossibilitata a scappare, e senza la possibilità di essere raggiunta dagli aiuti umanitari. 

A inizio luglio era stata chiusa la via d’accesso (e fuga) a est della città, conosciuta come Castello Road, provocando un aumento insostenibile del prezzo del carburante (triplicato) e facendo scarseggiare i rifornimenti di cibo e medicine. “I nostri colleghi che vivono e lavorano ad Aleppo ci raccontano che in questi giorni non possono nemmeno muoversi nelle aree in cui ci siamo sempre mossi, a ovest della città – spiegano i cooperanti –. Da quando il fronte si è spostato anche nella zona Al Hamadaniah, dove risiede il maggior numero di rifugiati interni, in molte aree non si può più andare, per i colpi continui o perché vengono bruciate le gomme della macchine per nascondere gli obiettivi. Aleppo è immersa nel fumo. In più è chiusa anche la strada che da Damasco porta ad Aleppo. Non arriva niente, non c’è carne, non c’è frutta, non c’è carburante. E i prezzi di quel poco che c’è sono alle stelle”.

La situazione, come detto, se possibile è ancora più drammatica rispetto a un paio di mesi fa, e aggrava ulteriormente le condizioni della popolazione civile, ormai stremata da un conflitto giunto al suo sesto anno e che non accenna a finire, ma anzi è sempre più cruento. “Due milioni di donne, uomini e bambini sono sotto assedio. Ormai gli attacchi avvengono ovunque, non si salva nulla né si rispetta il diritto umanitario internazionale: distrutti gli ospedali e distrutte le infrastrutture idroelettriche, non c’è più acqua corrente né elettricità, il carburante scarseggia o non riesce a raggiungere tutte le zone. I morti e i feriti fra i civili non si contano più e se le reti idroelettriche non saranno ripristinate rapidamente le conseguenze per la popolazione sarebbero catastrofiche”, ammonisce lo staff. I bambini specialmente sono a grave rischio di malattie infettive portate dall’acqua, specialmente con l’aumento delle temperature estive.  

Denunciando la situazione in essere, Gvc – presente in Siria prima dell’inizio del conflitto – ribadisce con forza la richiesta per il rispetto del diritto internazionale umanitario, secondo i principi di imparzialità e neutralità: “Ci uniamo all’appello dell’Onu per un immediato cessate il fuoco di almeno 48 ore per rifornire la popolazione di cibo e medicine, entrambi ormai troppo scarsi”.

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