Alleanza contro la povertà, ecco come funziona il Reddito d’inclusione sociale
ROMA - A circa un anno dal lancio della prima proposta di Reddito di inclusione sociale (Reis), l’Alleanza contro la povertà in Italia, un cartello di organizzazioni attive nel sociale, rilancia – ma stavolta al governo Renzi – la proposta di introdurre anche in Italia una misura nazionale contro la povertà che possa fornire gli strumenti per avere una vita dignitosa e progettare percorsi d’inserimento sociale e lavorativo a quanti vivono in povertà assoluta. È il Cnel, la location scelta per sottoporre all’attenzione del governo la proposta rivista e corretta, ma che risulta essere molto simile a quella del 2013, se non per alcuni aspetti, quale il maggior coinvolgimento del Terzo settore e cifre aggiornate riguardo la spesa necessaria. Una misura che secondo l’Alleanza deve rientrare in un Piano nazionale contro la povertà da avviare proprio nel 2015 per intervenire prontamente su un contesto che vede ormai quasi il 10 per cento della popolazione italiana in questa condizione.
Misura universale e trasferimenti senza vincoli. L'universalità è uno dei pilastri del Reis: un trasferimento monetario che si rivolge a tutte le famiglie in condizioni di povertà. La misura, inoltre, è destinata “ai cittadini di qualsiasi nazionalità in possesso di un valido titolo di legittimazione alla presenza sul territorio italiano e ivi presenti in forma regolare da almeno 12 mesi”. A differenza della Nuova social card, il Reis prevede un trasferimento senza vincoli di utilizzo, a meno che si verifichino comportamenti a rischio. Il contributo monetario, però, non è l’unico intervento. “I beneficiari, quando necessario, ricevono servizi sociali, socio-sanitari, socio-educativi o educativi. Il principio guida risiede nell’inserimento sociale: dare alle persone l’opportunità di costruire percorsi che – nei limiti del possibile – permettano di uscire dalla condizione di marginalità”.
Il "Welfare mix" contro la povertà. Uno dei punti di forza del Reis è quello che viene definito “Welfare mix”. Secondo il documento, infatti, il Reis verrà gestito a livello locale grazie ad un impegno condiviso, innanzitutto, da Comuni e Terzo Settore. “I Comuni, in forma associata nell’Ambito, hanno la responsabilità della regia complessiva e il Terzo Settore co-progetta insieme a loro, esprimendo le proprie competenze in tutte le fasi dell’intervento. Il principio guida consiste nella partnership: solo un’alleanza tra attori pubblici e privati a livello locale permette di affrontare con successo il nodo povertà”. Al Terzo settore, il compito di pubblicizzare la misura, ma avrà anche una parte di responsabilità nella gestione dell'accesso e nella presa in carico degli utenti. Sarà coinvolto nel lavoro di programmazione dei percorsi d'inclusione sociale e lavorativa e potrà contribuire al monitoraggio. L’inserimento occupazionale è un’altro degli aspetti fondamentali. “Tutti i membri della famiglia tra 18 e 65 anni ritenuti abili al lavoro devono attivarsi nella ricerca di un impiego, dare disponibilità a iniziare un’occupazione offerta dai Centri per l’impiego e a frequentare attività di formazione o riqualificazione professionale”.
I criteri d'accesso. Non potranno accedere al Reis le famiglie con un Isee superiore a 12 mila euro. Al di sotto della soglia Isee indicata si calcola il "reddito familiare disponibile" sommando tutti i redditi percepiti nell’ultimo anno al netto di imposte dirette e contributi, ad eccezione delle indennità di accompagnamento. A questo reddito si sottrae il 75 per cento del canone di locazione, se in affitto. In base alle informazioni sul reddito disponibile e a queste soglie verrà calcolato il contributo colmando la distanza con la soglia di povertà. Per le famiglie con una sola persona, la soglia di povertà presa a riferimento è pari a 400 euro al mese, 628 se in due e così via passando per 1.280 euro per una famiglia di cinque componenti, ma la soglia cresce in misura maggiore per le famiglie numerose con minori. Non mancheranno, poi, i controlli che oltre alla situazione economica e anagrafica dei beneficiari, verificheranno il rispetto del Patto di servizio per l’inclusione lavorativa. Le sanzioni previste vanno dalla decurtazione del contributo fino alla revoca.
Niente bandi, richieste raccolte di continuo. Dopo la sfortunata vicenda della sperimentazione della nuova social card che all'apertura dei bandi non ha ricevuto il volume di domande atteso, il Reis punta su una modalità di acquisizione diverso, in verità proposta già nella prima edizione del progetto. "L’accesso alla nuova misura non è regolato tramite bando - spiega il testo -, ma avviene "in continuo", cioè in modo diretto e non contingentato; la domanda può essere presentata in qualsiasi momento dell’anno". A raccogliere le richieste saranno gli enti gestori (ad esempio i Comuni), le realtà del Terzo Settore, i Caf e i patronati.
Reis come livello essenziale. Secondo i promotori della misura, una volta a regime "la misura dovrà costituire un livello essenziale delle prestazioni sociali" diventando così "il primo tra gli interventi di politiche sociali. L'unico livello essenziale nelle politiche sociali sinora previsto è il nuovo Isee, in via di introduzione". In questo modo, spiega il documento diffuso oggi, "viene così introdotto un diritto che assicura una tutela a chiunque cada in povertà assoluta. Il principio guida è quello di cittadinanza, secondo il quale viene garantito a tutti il diritto di essere protetti contro il rischio di povertà". (ga)