12 gennaio 2017 ore: 12:35
Disabilità

Alternanza scuola-lavoro, sostegno non previsto. Ci pensa l’insegnante “volontario”

Il racconto di Anna Maria Piemonte, insegnante di Storia dell’Arte presso il liceo artistico Ripetta-Pinturicchio di Roma: “Nella nostra scuola centinaia di studenti disabili sarebbero esclusi dall’alternanza scuola-lavoro, perché non è previsto budget per il docente di sostegno. Per farli partecipare, lavoro (gratis) accanto a loro”
Alternanza scuola lavoro, giovane apprendista

ROMA – La norma sull’alternanza scuola-lavoro non ha pensato agli studenti con disabilità. O ci ha pensato, ma non ha previsto una modalità di partecipazione per loro. In altre parole, “non è previsto un budget per l’insegnante di sostegno, ma solo una retribuzione (peraltro irrisoria) per il tutor, ovvero per l’insegnante che faccia da mediatore tra la scuola e l’azienda”. A riferircelo è Anna Maria Piemonte, docente di Storia dell’arte (non di sostegno!) presso il Liceo Artistico Ripetta-Pinturicchio di Roma. “Una scuola frequentata da un centinaio di studenti disabili, che fa di tutto per includerli in tutte le attività scolastiche ed extra. Ma per far questo, può contare solo sulla buona volontà e l’umanità degli insegnanti”, denuncia Piemonte. 

"Io da quattro anni insegno in una classe di 29 studenti, di cui due con autismo grave: una situazione fuori da ogni norma - continua - Colpa dei tagli alla scuola degli ultimi anni e soprattutto del mancato investimento, da cui dipende anche la grave mancanza di strumenti tecnologici, che potrebbero favorire la didattica con i ragazzi disabili. La facciamo con i nostri smartphone, o con i tablet che ci portiamo da casa”. Ed è lo stesso “volontarismo” a permettere agli studenti con disabilità di prendere parte alle attività di alternanza scuola-lavoro. “Non essendo prevista la presenza dell’insegnante di sostegno per tutta la durata di queste attività, è ovvio che questi ragazzi, soprattutto i più gravi, non potrebbero partecipare. Ma per noi, che crediamo fortemente all’inclusione, sarebbe inconcepibile escluderli da questo momento formativo fondamentale. Così facciamo letteralmente i salti mortali per farli partecipare a tutto: dalle gite ai campi scuola, fino all’alternanza scuola lavoro. Io personalmente li accompagno per tutte le ore di formazione (200 nel triennio), ma a titolo gratuito. Solo in questo modo, possono partecipare al laboratorio fotografico e a quello di lavorazione della gommapiuma, insieme ai loro compagni. E solo così potremo portarli ad Amatrice, nei mesi prossimi, per mostrare loro quel territorio con le sue bellezze e far loro incontrare la popolazione che è stata colpita dal terremoto. Prevediamo diversi appuntamenti, tra Roma, Rieti ed Amatrice, a cui parteciperanno anche tre ragazzi con autismo. E io sarò lì con loro”.

Il problema non sono però solo le risorse che mancano, ma anche la formazione che non è adeguata: “a chi chiede più ore di sostegno scolastico, io rispondo chiedendo più formazione sulla didattica inclusiva per tutti gli insegnanti, inclusi noi curricolari. Attualmente l’unica possibilità che abbiamo è di partecipare a corsi a pagamento: anche in questo caso, tutto è rimesso alla buona volontà e all’iniziativa del singolo, che deve essere anche disposto a spendere cifre considerevoli per la propria formazione professionale. Spero che, con la Buona scuola, si intraprenderà questa strada, ma finora noi insegnanti vediamo solo una gran confusione e non riusciamo a immaginare se la situazione potrà migliorare. E ci chiediamo cosa accadrà, quando non avremo più le energie e la possibilità di costruire l’inclusione con le nostre forze. Sappiamo il valore che hanno queste attività per tutti gli studenti: per quelli con disabilità, ma anche per i loro compagni, che vengono investiti della responsabilità di ‘tutor’. Sarebbe ora di iniziare a investire seriamente e strutturalmente su questo”. (cl)

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