7 aprile 2016 ore: 15:35
Disabilità

Alunni disabili, la protesta degli assistenti specialistici

Vitale (Coordinamento assistenti specialistici): “Da vent'anni svolgiamo un ruolo fondamentale nell'inclusione scolastica degli studenti disabili gravi, senza un riconoscimento professionale. In teoria chiunque può fare questo lavoro. Chiediamo di uscire dall'invisibilità: una legge ci riconosca, il Miur ci assuma"
Assistenti specialistici
Assistenti specialistici

ROMA – Scenderanno in piazza per chiedere riconoscimento professionale e “internalizzazione”: perché gli assistenti specialistici sono e si sentono lavoratori della scuola a tutti gli effetti, dedicati all'inclusione scolastica di ragazzi che, senza di loro, non potrebbero stare in classe. Ed è ora che il ministero dell'Istruzione li riconosca e li “assuma”. Strappandoli a quel precariato e a quell'incertezza che avvolge la loro figura e, di conseguenza, i ragazzi che assistono e le loro famiglie. La manifestazione si svolgerà davanti alla sede del ministero (Roma, viale Trastevere, 76) a partire dalle 14.30. “Basta precarietà e sfruttamento per chi garantisce l'inclusione scolastica dei ragazzi con disabilità”, si legge sul volantino. Concretamente, chiedono che il servizio che svolgono non sia più di pertinente dell'ente locale, ma del ministero dell'Istruzione. Ad Antonio Vitale, responsabile del coordinamento, abbiamo chiesto di spiegarci chi sono, cosa fanno, in che condizione lavorano e in quale invece vorrebbero lavorare gli assistenti specialistici. 

Qual è la funzione dell'assistente specialistico e in cosa si differenzia dall'insegnante di sostegno?
Noi abbiamo il compito di permettere ai ragazzi con diverse disabilità cognitive e sensoriali, autismo compreso, di comunicare sia con i compagni sia con i docenti e con il resto del personale scolastico. L'insegnante di sostegno ha invece una funzione strettamente didattica. Siamo stati riconosciuti con questo ruolo di legge 104, ce ci ha destinati all'inclusione scolastica. Ma a livello nazionale, non c'è stato poi un riconoscimento della nostra figura. Teoricamente, chiunque può essere investito di questo ruolo. Ma “il chiunque” che lavora col ragazzo disabile è un problema. 

Però la maggior parte degli assistenti specialistici è formata: laureata e spesso anche specializzata
Sì, è così, anche se non è una condizione generale. Molti di noi, per fare bene questo lavoro, frequentano corsi di formazione. Peraltro pagandoseli da soli. 

Qual è attualmente la condizione lavorativa dell'assistente specialistico e alla comunicazione?
Il servizio fa capo oggi alla regione, che lo finanzia, come già faceva la provincia, ogni 2-3 mesi. Questo chiaramente significa precarietà e incertezza. Concretamente, le scuole presentano alla regione la richiesta con il fabbisogno di ore. Poi avviene il finanziamento, che però appunto è in diverse tranche. La direzione scolastica può quindi assumere direttamente l'assistente, oppure fare un bando per affidare il servizio a una cooperativa. Sempre fino alla scadenza del finanziamento, il che significa che, nel corso dell'anno, la cooperativa può cambiare. E, nel peggiore dei casi, anche l'operatore. Con conseguente pesanti sui lavoratori, ma anche sui ragazzi e le loro famiglie. 

Quindi cosa chiedete?
Ci sono persone che fanno questo lavoro dentro la scuola da 20 anni, hanno ormai un'età da pensione eppure sono ancora precarie. Questo per noi deve finire. Chiediamo che questa figura, che nella scuola c'è ed è importante,e non sia più “invisibile” dal punto di vista giuridico, ma sia riconosciuta tramite un'apposita iniziativa parlamentare. Dopo questo riconoscimento normativo, chiediamo al ministero dell'Istruzione di “internalizzarci”, assumendoci cioè come lavoratori della scuola. Il nostro auspicio è di iniziare subito a raccogliere i frutti di questo nostro impegno. Con novità positive già dal prossimo settembre. (cl)

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