Alzheimer, John Sandblom: "Non guardate la malattia, ma la persona"
MILANO - "C'è una sottovalutazione delle capacità delle persone con demenza. Guardate la persona, non la demenza". L'invito viene da John Sandblom, fondatore della Dementia Alliance International (Dai): nel 2007, all'età di 48 anni, gli è stata diagnostica la demenza frontotemporale, dallo stesso gerontologo che aveva diagnosticato l'Alzheimer a suo padre. Successivi esami hanno cambiato la diagnosi in Alzheimer. Oggi è intervenuto a Milano, al convegno organizzato dalla Federazione Alzheimer Italia dedicato al tema dello stigma che circonda i malati di questa patologia. "Le persone con demenza dovrebbero essere coinvolte in tutto ciò che le riguarda -ha sottolineato-. Ma invece per colpa dell'ignoranza e dei pregiudizi vengono discriminati".
La maggior parte delle persone, infatti, pensa che chi è affetto da una malattia come l'Alzheimer non sia in grado di parlare con gli altri, di avere rapporti sociali, di prendere decisioni. "Ma non è così -sostiene, non solo a parole ma con la sua stessa vita John Sandblom-. Inoltre, un rapporto dell'Ocse ha denunciato nel 2015 che nei Paesi più sviluppati le persone con demenza ricevono ancora una pessima assistenza". Che fare dunque? "Dobbiamo tutti impegnarci perché siano rispettati i diritti di chi è malato di questa patologia, perché abbiano accesso alle cure, alla riabilitazione, perché siano incluse nei processi che li riguardano -aggiunge-. Per creare una comunità amica delle persone con demenza bisogna lavorare con gli stessi malati". E conclude: "Niente di noi senza di noi". (dp)