Alzheimer, la vita quotidiana dei caregiver tra paura e solitudine
MILANO - Vengono assistiti in casa e chi più si prende cura di loro è un familiare, quasi sempre donna. È quanto emerge da un questionario sottoposto a un gruppo di famiglie di Abbiategrasso, in cui c'è un malato di Alzheimer. Dai 100 questionari raccolti, emerge che il 90% dei caregiver è di sesso femminile e nel 68% dei casi il malato è assistito in casa da familiari (il 20% è accudito soprattutto dai figli). La ricerca è stata condotta dalla Federazione Alzheimer Italia, in collaborazione con la Fondazione di Ricerca Golgi Cenci e l’Asp Golgi Redaelli. Ad Abbiategrasso è in corso da alcuni anni un progetto per trasformarla in una città amica dell'Alzheimer. Per questo vengono organizzati incontri, corsi di formazione ed eventi per sensibilizzare la cittadinanza sul tema delle demenze e su come rapportarsi con chi ne è affetto e i loro familiari. Dal vigile urbano al barista, l'obiettivo è creare un tessuto sociale che quando ha di fronte un malato di Alzheimer sa come comportarsi.
Dalla ricerca emergono anche le sofferenze e le fatiche dei familiari dei pazienti. "Ansia e solitudine si confermano i sentimenti predominanti dei caregiver -sottolinea la Federazione Alzheimer Italia-, che soffrono di un carico psicofisico presente e di un timore nel futuro non prevedibile". I familiari vorrebbero non perdere alcuni aspetti della loro vita quotidiana prima della malattia, come uscire per una passeggiata, concedersi una serata con amici, fare shopping. Ma poi non ci riescono per "la preoccupazione e la vergogna di gestire le problematiche di comportamento del malato in pubblico", o per "la paura che la persona con demenza perda l’orientamento e non venga aiutato o addirittura raggirato". Il 50% dei familiari ritiene fondamentale inoltre la condivisione delle proprie esperienze con altre persone nella loro stessa condizione di vita, e quindi il bisogno di avere una rete di relazioni e protezione sociale costituita da chi conosce il problema. (dp)