Alzheimer: oltre 12 mila nuove diagnosi in Emilia-Romagna, 80 mila i malati
BOLOGNA – Nel 2016 sono state valutate 24 mila persone ed effettuate 12.400 diagnosi di demenza e 6 mila di “mild cognitive impairment” (una condizione che può evolvere in demenza), per una stima complessiva di circa 80 mila persone malate. In media i Centri per i disturbi cognitivi e le demenze registrano contatti con oltre 40 mila persone, tra prime visite e controlli. I dati sono stati diffusi dalla Regione in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer, che si celebra il 21 settembre: un’occasione per porre attenzione a un tema di grande sofferenza e delicatezza e fare il punto sulla rete dei servizi e sugli obiettivi del Progetto regionale demenze. “Oggi si vive di più, ma questo purtroppo non sempre coincide con un effettivo miglioramento della qualità dell’esistenza – ha detto Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la salute – Il nostro impegno va in questa direzione: garantire la migliore qualità della vita a chi è più fragile, come le persone affette da demenza senile, e alle rispettive famiglie. L’Emilia-Romagna è una delle poche regioni ad avere uno specifico Progetto demenze già dal 1999. Da allora il nostro impegno si è rafforzato: l’anno scorso con un’apposita delibera di Giunta lo abbiamo aggiornato recependo contestualmente anche il Piano nazionale”. Sul territorio regionale, in questi giorni, sono in corso iniziative e incontri, organizzati dalle Aziende sanitarie con gli enti locali e le associazioni dei familiari. Il tema sarà poi al centro di “Le demenze: fra innovazione e mondo reale, il modello dell’Emilia-Romagna”, convegno che si terrà in Regione il 23 ottobre (viale della Fiera, 8).
Nel 2016 erano presenti in regione 13 nuclei residenziali dedicati ad Alzheimer e demenze, con 187 posti complessivi, e 9 centri diurni, con 150 posti. Sempre l’anno scorso è stata garantita l’assistenza farmacologica a 11.200 persone con demenza. Per quanto riguarda le attività psico-sociali, sono stati fatti più di mille interventi di stimolazione cognitiva (oltre a quelli svolti nei centri residenziali e diurni). Sessanta i gruppi di sostegno e auto-aiuto attivi che coinvolgono circa mille familiari e garantiscono l’opportunità per la socializzazione e il mantenimento delle capacità residue nei pazienti. Erogate più di 15 mila consulenze specialistiche (di tipo psicologico, assistenziale, legale e tecniche per adattamento degli ambienti domestici); 345 i corsi di formazione e informazione per i familiari (5.300 persone coinvolte). In regione sono presenti 50 Caffè Alzheimer. Nel 2016 sono state anche avviate le prime esperienze di Meeting center: luoghi di incontro informale tra persone con demenza, i loro familiari ed esperti della malattia.
Il Progetto regionale demenze, aggiornato nel 2016, prevede una maggiore integrazione tra servizi e professionisti per dare omogeneità agli interventi in tutta la regione. Riguarda tutte le persone colpite d demenza (non solo Alzheimer) e vede coinvolti Ausl, aziende ospedaliere, Comuni, associazioni dei familiari e volontariato. L’obiettivo? Garantire la migliore qualità di vita possibile alla persona malata e ai familiari, favorendo le diagnosi tempestive. In questo, un ruolo chiave è quello del medico di famiglia: per riconoscere i primi segnali e intercettare situazion a rischio. Il Progetto stabilisce la composizione delle equipe del Centri per i disturbi cognitivi e le demenze: medico (geriatra e/o neurologo), infermiere, psicologo che devono assicurare il collegamento con l’assistente sociale e la rete dei servizi. Inoltre, garantisce una diagnosi approfondita, interventi farmacologici, consulenze specialitiche e, in collaborazione con enti locali e associazioni, iniziative formative, attività di informazione e socializzazione e dà grande attenzione agli interventi psico-sociali (non farmacologici) sia per i pazienti che per i familiari e i caregiver e agli interventi a bassa soglia nelle fasi iniziali della malattia. (lp)