25 agosto 2016 ore: 13:14
Disabilità

Anche gli ausili sotto le macerie: così chi ha una disabilità perde l'autonomia

Matilde Leonardi (Istituto Besta), esperta in disabilità ed emergenza: “Nella fase di emergenza si dimenticano i bisogni particolari: spesso l'ausilio si perde e la persona, prima autonoma, viene allettata”. Ecco come evitarlo
Terremoto, la torre di amatrice tra le macerie (24 agosto 2016)

ROMA - Alloggi di emergenza inaccessibili, ausili persi nelle case distrutte da rimpiazzare, farmaci salvavita e cibo speciale irreperibili: nell'emergenza dei soccorsi che si sta vivendo, il rischio è che si dimentichino le esigenze particolari, ma essenziali, di chi ha una disabilità. Lo sa bene, se ne preoccupa e sopratutto se ne occupa Matilde Leonardi, neurologa dell'istituto Besta di Milano, nonché consulente per l'Oms in disabilità ed emergenza. A lei chiediamo quindi quali siano le misure da non dimenticare, per evitare che il terremoto aggravi le condizioni di chi ha una patologia o una disabilità.

“Dallo tsunami, così come dai gravi terremoti degli ultimi anni, abbiamo imparato cosa accade a chi ha una disabilità. E cosa viene a mancare a queste persone nella fase di emergenza e in quella successiva”, ci spiega, dividendo la la popolazione disabile colpita dal terremoto in diverse categorie, a cui vanno rivolte specifiche attenzioni.

Chi ha una disabilità, ma è autonomo. Alla prima categoria appartengono “coloro che, prima del terremoto, avevano una disabilità, ma riuscivano ad essere autonomi, grazie agli ausili e all'organizzazione della casa. Con il sisma, generalmente queste perdono gli ausili e la casa. E, con questi, rischiano di perdere anche la propria autonomia, perché gli ambienti in cui vengono trasferiti spesso non sono accessibili, o sono molto lontani da casa. E quindi spesso, come abbiamo visto nei precedenti terremoti, queste persone vengono semplicemente allettate. Parliamo di disabili, ma anche di anziani”. E' fondamentale allora “accertarsi che queste restino autonome”. Come? “Innanzitutto lasciandole più vicino possibile alla loro casa. Secondo, fornendo gli ausili, la fisioterapia e l'assistenza necessari a conservare la loro autonomia. Tutte misure che, nell'emergenza, possono sembrare inessenziali. Ma che sono invece di fondamentale importanza”. 

Chi ha una patologia cronica. La seconda categoria comprende le persone con “malattie croniche che però, grazie alla terapia farmacologica, non compromettevano la loro vita. Penso ai diabetici, o ai cardiopatici, solo per fare qualche esempio. Chi pensa, in questo momento, agli alimenti speciali di cui alcuni di loro hanno bisogno? O ai farmaci specifici per la loro patologia? E chi fornisce l'assistenza minima, ma giornaliera, di cui tanti di loro hanno necessità? Il rischio è che la loro patologia si aggravi

Chi sviluppa una disabilità a causa del terremoto. La terza categoria è rappresentata da 2chi, a causa del terremoto, sviluppa una disabilità, ma vuolerestare vicino casa. E ha però bisogno di riabilitazione. Per questo, insieme alla Protezione Civile, con Germano Pestelli, la Sirn (Società italiana riabilitazione neurologica) e la Simfer ( Società italiana di medicina fisica e riabilitazione), stiamo allestendo la Tenda dell'ascolto per la riabilitazione dei terremotati, che sarà posizionata probabilmente ad Arquata del Tronto. Quello della riabilitazione è un problema serio e spesso trascurato in fase di emergenza: sopratutto in questo caso, trattandosi di piccoli centri, i fisiatri e i fisioterapisti sono in numero insufficiente per affrontare un bisogno così crescente e, peraltro, di lunga durata, visto che non parliamo di una fase acuta chirurgica, ma di una lunga riabilitazione. Stiamo quindi pensando a come aiutarli, organizzandoci con dei turni, ma anche mandando giovani fisioterapisti nei luoghi colpiti, a trovare e prendere in carico le persone che hanno bisogno di riabilitazione. Un'altra idea che stiamo sviluppando è quella di organizzare corsi di communuty based rehabilitation, per insegnare ai familiari come fare riabilitazione. Mettendo in campo queste e altre misure – conclude Leonardi – contiamo di limitare il danno che si produce quando la disabilità incontra l'emergenza”. (cl)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news