15 dicembre 2015 ore: 11:02
Società

Anche nei tg è un’esplosione di notizie sull'immigrazione: +250% nel 2015

È il numero più alto in 11 anni di rilevazioni. I dati del rapporto Carta di Roma e le "cattive pratiche giornalistiche": decontestualizzazione, allarmismo, poca chiarezza, sensazionalismo. Ma in generale alla crescita di visibilità del tema non ha corrisposto un aumento di paura e insicurezza
Tania A3/Contrasto Comunicazione: studio televisivo Rai telegiornale Tg1

Comunicazione: studio televisivo Rai telegiornale Tg1

TREVISO - Un vero e proprio boom di notizie in materia di immigrazione ha caratterizzato i principali tg di prima serata nel corso del 2015: +250 per cento. Il terzo rapporto Carta di Roma "Notizie di confine", presentato oggi, riferisce di un vero e proprio record, con 3.437 notizie dedicate all’immigrazione: è il numero più alto in 11 anni di rilevazioni. Ma alla crescita esponenziale di visibilità non ha corrisposto, secondo il rapporto, un aumento della paura e dell’insicurezza nei confronti di migranti e profughi. L'analisi riguarda le edizioni serali del prime time di Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto e TgLa7.

Costante per tutto l'anno, il tema immigrazione ha registrato dei picchi in occasione di specifici  eventi, con una media, in alcuni giorni, di 7 notizie a edizione. In questi frangenti il tono si fa allarmistico e sensazionalistico, "con immagini del degrado delle città, con racconti di centinaia, migliaia di arrivi sulle nostre coste, con il problema della distribuzione degli aiuti", riferisce il rapporto. Il primo picco di è ad aprile per la tragedia del mare con la morte di 800 migranti. A giugno, luglio e agosto altri picchi, con narrazioni allarmistiche (l’emergenza degli sbarchi e la gestione dell’accoglienza) e drammatiche ma, queste ultime, con il focus sulle tragedie umanitarie. In generale, si parla le notizie riferiscono soprattutto della gestione dell’accoglienza (55%). Seguono la cronaca degli sbarchi (24%) e la criminalità e sicurezza (23%). Sulla trattazione della criminalità ci sono grandi differenze: i tg Rai, il Tg5 e TgLa7 dedicano un terzo di attenzione in meno al tema rispetto al Tg4 e a Studio Aperto.

Le voci. I politici sono presenti nel 31% dei servizi, migranti e rifugiati hanno voce nel 7% dei servizi, rappresentanti di associazioni e organizzazioni umanitarie, medici, esponenti delle forze dell’ordine nel 5%. Se i migranti hanno voce per lo più in relazione all’accoglienza (40%), i rom intervengono nel 65% dei casi in relazione a fatti di criminalità e di ordine pubblico.

Cattive pratiche. Il report riferisce, portandole ad esempio, alcune cattive pratiche dell'informazione giornalistica. "Sono principalmente tre i frame critici - si documenta - : i migranti/profughi come minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico; i migranti/profughi come minaccia al lavoro e all’economia; i migranti/profughi come minaccia alla cultura, all’identità e alla religione. Sono cattive pratiche non (sol)tanto quando violano principi etici e normativi, ma anche quando veicolano o rafforzano stereotipi nella rappresentazione dello 'straniero' come diverso, non integrabile e dunque pericoloso".
La prima "cattiva pratica" è l'imprecisione e la decontestualizzazione, cioè l’omissione di fatti importanti per la comprensione della notizia: non fornire i numeri che contestualizzino l’entità del fenomeno, non citare le fonti di dati statistici, non utilizzare strumenti ed elaborazioni grafiche, non usare termini appropriati per definire i protagonisti. Alcuni esempi: il Tg3 (13 maggio) alterna termini generici come “migranti” e più specifici come “rifugiati” e “richiedenti asilo” senza spiegarne le differenze. Il Tg4 (13 maggio) presenta dati Censis che evidenziano un aumento esponenziale di scippi, borseggi e rapine a Roma e li correla arbitrariamente con la presenza di stranieri.

Un'altra cattiva pratica: il tono emergenziale, che riduce la comprensione ed enfatizza l’allarme dando il senso di un’emergenza continua. Succede quando si parla di immigrazione come fenomeno inarrestabile e non gestibile, di portata biblica. Altre volte, “l’emergenza immigrazione” è associata alla potenziale minaccia all’ordine pubblico, al degrado delle città, a una guerra tra poveri italiani e stranieri. C'è, poi, la rappresentazione dello “straniero che impone le proprie abitudini”. Alcuni esempi: Ultime 48 ore un'altra ondata di sbarchi; L'altra faccia di Ventimiglia: "E a noi italiani chi ci pensa?", Allarme da Frontex: almeno 500mila pronti a partire dai porti libici.

Il rapporto rileva anche un uso sensazionalistico delle immagini e delle parole che prevale sull’accuratezza del racconto. È il caso dei piani sequenza sui volti dei bambini in lacrime che hanno perduto i genitori, è il caso di un linguaggio angosciante. Un cattivo esempio dal Tg4: "Altri 600 arrivano in Lombardia dove i profughi dormono per terra alla stazione centrale, anche quelli che avrebbero bisogno di cure mediche. […] Quasi tutti gli eritrei che arrivano purtroppo sono malati, risultano malati di scabbia". Un'altra cattiva pratica: "I nemici alle porte". L’appartenenza etnica o religiosa dei migranti viene più spesso menzionata esplicitamente e collegata soprattutto a crimini che minacciano l’incolumità fisica dei cittadini italiani. "Merano: i terroristi della porta accanto"; "Mio marito ucciso da 4 albanesi".
Altre cattive pratiche: porre agli intervistati domande orientate, che contengono già una risposta; non facilitare la buona comprensione (linguistica) della domanda lasciando spazio a fraintendimenti; attribuire un valore di verità maggiore alle dichiarazioni estremiste rispetto alle altre; usare la vox populi, la voce del popolo come fonte autorevole – ed esclusiva – dell’informazione. (gig)

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