7 marzo 2017 ore: 14:04
Società

Anci, le amministratrici d’Italia unite contro la violenza sulle donne

8 marzo. Per combattere la violenza sulle donne occorre investire sull’occupazione femminile. Su questo le sindache provenienti da tutta Italia per partecipare a Roma agli “Stati Generali delle amministratrici” dell’Anci sono tutte d’accordo
Non una di meno - violenza contro le donne

ROMA – Per combattere la violenza sulle donne occorre investire sull’occupazione femminile. Su questo le sindache provenienti da tutta Italia per partecipare a Roma agli “Stati Generali delle amministratrici” dell’Anci sono tutte d’accordo: l’indipendenza economica è il primo passo per riappropriarsi della propria vita dopo aver subito violenza. “Le amministratrice possono fare tanto per le altre donne. Il divario tra donne istruite al nord e donne non istruite al sud continua ad aumentare”, ha spiegato Monica Parrella, Direttore Generale dell’ufficio per gli interventi in materia di Parità e Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Il tema della mancanza delle donne ai vertici è un problema comune a tutti i Paesi del mondo: difficilmente si supera la soglia del 30 per cento nelle cariche pubbliche. Ma la disoccupazione femminile al 47 per cento è un record solo italiano: siamo lontanissimi dai tassi medi di Paesi europei come Germania e Francia. Siamo tra gli ultimi in Europa: dopo di noi ci sono solo Grecia e Malta”. 

Soprattutto al sud dopo il secondo figlio si lascia il lavoro: “Non solo le donne sono meno istruite ma nelle regioni del sud Italia le donne non cercano neanche lavoro. Ci troviamo in una situazione di stallo”. Investire sui congedi parentali per i papà può rappresentare un traino positivo per l’occupazione femminile secondo Parrella: “Le mamme saranno meno discriminate nelle cura della famiglia”.

Luogo centrale per combattere la disuguaglianza di genere è la scuola: “Le donne non si formano nelle materie scientifiche. Alcuni studi dimostrano che già all’età di 6 anni perdono fiducia nella loro capacità di essere brave in matematica, mentre i bambini continuano ad avere fiducia in sé. C’è una ulteriore perdita di stima quando iniziano le medie. L’anno scorso abbiamo lanciato nelle scuole un mese di attività specifico rivolte alle alunne per intercettare il loro interesse per materie come la matematica e l’informatica. Non possiamo permetterci di sprecare il talento delle nostre ragazze”.  

Sesa Amici, sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha, invece, sollevato il problema sempre più diffuso e radicato della violenza. “Non rappresenta solo una lesione di un diritto umano che riguarda la singola donna che la subisce. È un tema pubblico che richiede una nuova modalità di approccio. Bisogna partire dalla formazione dei soggetti a cui la donna si rivolge: dalle forze dell’ordine agli operatori del pronto soccorso. La polizia di Stato sta incentivando i corsi rivolti ai poliziotti per aumentare la loro capacità di accoglienza. Devono aiutare le donne a prendere coscienza e consapevolezza di sé.  Inoltre, i centri antiviolenza non possono ricevere i finanziamenti una tantum: hanno bisogno di progettualità perché la violenza non è un elemento emergenziale”.

Le sindache devono essere pronte ad affrontare non soltanto la violenza tra le mura di casa ma anche quella che coinvolge le giovani migranti cadute nella rete criminale dello sfruttamento. Per Elena Centemero, presidente della Commissione Equality and non Discrimination del Consiglio d’Europa, “la violenza è un problema culturale e va affrontato in Europa con strategie comuni. Oltre alla tratta, presto anche l’Italia dovrà fare i conti il problema delle mutilazioni genitali. In Francia questo fenomeno è già esploso. Molte comunità spediscono le bambine nei Paesi d’origini per sottoporle all’operazione. Sono tante le forme di violenza a cui dobbiamo dare risposte”. 

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