Ancora morti nel Mediterraneo, l’Arci: “Vittime di leggi proibizioniste”
ROMA - “Oggi sono dieci i cadaveri recuperati dopo che un gommone partito dalla Libia e diretto in Europa si è ribaltato nel canale di Sicilia. Dieci morti certi e ottanta tra donne e bambini recuperati vivi ma con la morte negli occhi”. A ricordarlo è l’Arci, che ricorda come l’Onu la scorsa estate e molti altri soggetti hanno segnalato come “l’operazione Triton non ha nulla che a fare con il salvataggio delle persone; Triton è una perversa retromarcia dell’Italia e dell’Ue; con Triton si è voluto disconoscere la scelta di pensare che sia più importante la sicurezza e la vita delle persone che le frontiere”.
Per l’Arci, “ogni giorno, d’estate così come d’inverno, la legge del mare viene derisa e violata. La solidarietà umana negata e umiliata. La responsabilità politica sepolta nei fondali marini insieme alle vittime dell'ipocrisia. Le persona in fuga da guerre e persecuzioni non si fermano. Non le ferma il mare grosso, non le ferma il filo spinato, non le ferma un fucile puntato, un muro di cinta, una montagna, tantomeno le ferma l’irresponsabilità politica degli attuali legislatori o, più banalmente, il razzismo delle leggi”.
Continua l’associazione: “I pescatori di Lampedusa hanno ricevuto il premio internazionale delle Colombe d’oro per il loro contributo significativo al mantenimento della pace. I lampedusani hanno ricevuto il premio Cittadini d’Europa 2014 per essere espressione genuina dei valori espressi nelle carte dell’UE. Impariamo da loro. Imparate da loro”.
“Ancora una volta – concludono -, davanti all’ennesima tragedia vi chiediamo di fare scelte concrete e non chiacchiere: aprire canali umanitari che permettano alle persone di venire a chiedere asilo in Europa! Riattivare Mare Nostrum”.