Anziani, Italia seconda solo al Giappone per invecchiamento: “Aiuti digitali per superare l’isolamento”
ROMA - Sono oltre 190mila gli anziani che vivono oggi in case di riposo e strutture sociosanitari, oltre la metà ha più di 85 anni, 3 su 4 sono donne e 4 su 5 sono persone non autosufficienti. A tracciare l’identikit degli ospiti delle rsa è il professor Giovanni Lamura, direttore del Centro Studi e ricerche economico sociali per l’invecchiamento della Inrca Irccs, nel suo intervento oggi a Roma all’interno del convegno “mySOLI: tecnologie di contrasto alla solitudine. Pratiche e riflessioni sugli anziani in case di riposo e rsa”. Nel corso dell’evento è stato presentato l’innovativo progetto di contrasto all’isolamento delle persone anziane mySOLI.
“L’Isolamento sociale è condizione oggettiva di carenza di relazioni con altre persone - spiega Lamura - mentre la solitudine è la discrepanza (indesiderata) tra le relazioni sociali che si hanno e quelle che si vorrebbero avere. Secondo diversi studi e ricerche il senso di solitudine è più frequente tra chi è ricoverato in strutture residenziali rispetto a chi risiede a domicilio”. Il presidente del centro studi ricorda che l’Italia è preceduta solo dal Giappone per la presenza più alta di over 65 tra la popolazione. “Questo ci dice che nel nostro paese c’è un calo della natalità ma anche che la speranza di vita è più lunga. Dobbiamo dunque interrogarci su come far fronte all’assistenza di una popolazione che invecchia”. Circa l’80 per cento di tutta l’assistenza prestata in Ue alle persone non autosufficienti è fornita da coniugi, figli/e, altri famigliari, amici e vicini. “Questo supporto informale e familiare va aiutato e soluzioni digitali come mySOLI possono essere importanti - continua Lamura - Non devono sostituire gli incontri di persona ma devono servire da integrazione per aiutare il rapporto continuativo tra ospite e famiglie. Questo è possibile solo se si fa riferimento a informazioni affidabili in un ambiente protetto anche in termini di privacy”.
Secondo Lamura perché queste innovazioni digitali a supporto degli anziani siano sostenibili nel lungo periodo, sono necessarie una serie di condizioni come “adeguati investimenti nella formazione digitale sia del personale di cura, sia dei familiari degli anziani in struttura; un’integrazione strutturale delle tecnologie digitali nei servizi offerti agli anziani ed alle loro famiglie, e quindi nella pianificazione delle risorse (umane, organizzative, finanziarie) da impiegare. Infine, una strumentalità delle tecnologie a migliorare il benessere e il rispetto dell’anziano fragile e dei suoi famigliari, in un’ottica di abbattimento delle barriere fisiche, sociali, relazionali, mentali ed emotive tra residenza e mondo esterno”.