Arci: "La Corte di giustizia smonta la logica del reato di clandestinità"
Il Cie di Ponte Galeria a Roma
"La Corte nega infatti la possibilità di espulsione immediata nel caso non venga accertato dal giudice penale il rischio di fuga e stabilisce che non si possa comminare la pena alla permanenza domiciliare nel caso l’ammenda pecunaria non venisse pagata, escludendo così la legittimità di un’eventuale privazione della libertà. Di fatto - prosegue la nota - viene smontata, con motivazioni solo apparentemente tecniche, la logica tutta politica e propagandistica che stava alla base dell’introduzione del reato di clandestinità, con cui, fra l’altro, si tentava di aggirare quanto disposto dalla Direttiva, già di per sé per molti versi discutibile".
"Quella netta cesura con simili scelte che ci saremmo aspettati dal governo Monti purtroppo non c’è stata e orami temiamo che non ci sia né la volontà politica né il tempo per cambiare simili provvedimenti. Non ci resta dunque che augurarci che il prossimo governo cambi finalmente rotta in tema di politiche sull’immigrazione. Il riconoscimento della cittadinanza a chi nasce in Italia è un obiettivo prioritario, ma dovrà essere accompagnato da misure importanti come la cancellazione della Bossi-Fini e di tutte le misure emanate con intento persecutorio verso i migranti". conclude la nota.