Arci: riforma terzo settore promossa, ma con riserva. Ecco l’agenda Chiavacci
ROMA – Riforma del Terzo settore promossa, ma con riserva; preoccupazione sul fronte dell’accoglienza dei migranti; rilancio dell’associazione attraverso nuove sfide e superando le divisioni interne. Sull’agenda della neo eletta presidente dell’Arci nazionale, Francesca Chiavacci, sono già tante le questioni urgenti da affrontare. Sia sul fronte governativo, che su quello interno. Eletta a maggioranza con 160 voti su 168 all’ultimo consiglio nazionale, dopo l’aspro confronto tra varie correnti dell’associazione nel corso del congresso tenutosi a marzo a Bologna che ha causato la sospensione dei lavori, Chiavacci è la prima donna nella storia dell’Arci a guidare una realtà che conta oltre un milione di soci e circa 5 mila circoli in tutta Italia. Dopo dieci anni da presidente di Arci Firenze, Chiavacci è diventata componente della presidenza nazionale ed è stata anche deputata, nonché relatrice del disegno di legge sull'obiezione di coscienza. Oggi, si trova a capo di una realtà in evoluzione, che nell’ultimo congresso ha mostrato tutta la propria complessità, che dovrà confrontarsi con una riforma chiesta a gran voce da anni.
La riforma del Terzo settore, spiega Chiavacci, è “indubbiamente un elemento di grande novità – spiega -. Gli ultimi che hanno parlato di questo tema li abbiamo avuti col governo Prodi, che ha messo mano un po’ al terzo settore. Sono anni che lo si chiede, ora siamo nella fase in cui sono state presentate delle linee guida che nella loro sostanza noi giudichiamo positivamente, ma che bisognerà capire meglio come si articoleranno in leggi delega in particolare per quanto attiene al nostro comparto, quello della promozione sociale”. Un giudizio positivo, quindi ma che non nasconde i dubbi, soprattutto riguardo le risorse. “Si tratta di capire come si concretizzerà la riforma – aggiunge Chiavacci -. Come sempre c’è il problema di dove si andranno a trovare le risorse. In quelle linee si parla di 100 mila volontari al servizio civile. Un fatto molto positivo, ma bisogna ricordare che ad oggi ci sono state difficoltà perfino per far partire l’ultimo scaglione, già deliberato da tempo”.
I dubbi sulla gestione dell’accoglienza dei migranti. Tra le grandi questioni che Chiavacci sarà chiamata ad affrontare alla guida dell’Arci, anche quella dell’accoglienza degli immigrati che vede l’associazione impegnata a livello territoriale in molti progetti di accoglienza all’interno della rete Sprar. “Pensiamo che l’operazione Mare Nostrum e la gestione dell’accoglienza, decentrata ai comuni, sia un fatto positivo – spiega Chiavacci -. Siamo preoccupati, però, per la gestione dell’accoglienza ai migranti e per il loro ricollocamento. Insieme ai comuni c’è un tavolo per capire come andare avanti, ma siamo un po’ preoccupati”. Posizione molto diversa e netta, quella che riguarda i Centri di identificazione e espulsione. “Questa forma di detenzione amministrativa ci trova molto contrari – spiega Chiavacci -. Sappiamo che il governo ha annunciato di voler lavorare, ma ad oggi ancora nulla. Ci rendiamo conto, però, che un governo che costruisce la propria forza su un’alleanza così larga, con forze che su questi temi hanno opinioni diverse, fa un grande sforzo per tenerle insieme”.
Divisioni interne superate. Se sui temi dell’accoglienza e della riforma del Terzo settore non mancano i nodi da sciogliere, sulle divisioni in seno all’associazione emerse in diretta streaming durante il congresso di Bologna, Chiavacci non ha dubbi: sono acqua passata. “In questi sei mesi c’è stato un confronto sulla gestione del potere e si è risolto – continua Chiavacci -. Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci e candidato alla presidenza, sarà vicepresidente. Il conflitto si è risolto superando la visione personalistica e cercando di partire dai contenuti. Quello che ci divideva era come riuscire a fare sintesi di un’associazione così complessa e che si manifesta nei vari territori con caratteristiche diverse. Ora si tratta di rilanciare le attività dopo questo trauma”. La sfida per il futuro dell’Arci, spiega Chiavacci, è quella di “continuare ad avere una funzione di rappresentanza sociale” in un mondo dove la missione originaria mirata su ricreazione e cultura, oggi ha un orizzonte più ampio. E che il cambiamento sia in atto lo dimostra proprio l’elezione di una donna per la prima volta a capo dell’Arci. “Il mondo dell’associazionismo e del Terzo settore, pur nella sua autonomia dal mondo politico tradizionale, segue un po’ le stesse dinamiche – aggiunge Chiavacci -. Noi siamo un’associazione con moltissime donne, anche tra le dirigenti dei circoli. Tuttavia il cosiddetto soffitto di cristallo che impedisce di arrivare al livello più alto, negli anni, ha funzionato. Al di là della mia persona, però, penso che l’elezione di una donna sia un percorso importante come modello ed esempio e come ricchezza ulteriore che si può portare nell’associazionismo, nella politica e nel mondo aziendale”. (ga)