Arriva Juma Refugees Services, il "Google maps" dei servizi per i rifugiati
ROMA - 800 servizi già mappati su tutto il territorio nazionale, che diventeranno migliaia, per mettere in comunicazione gli attori coinvolti nel sistema di asilo in Italia con i rifugiati e i richiedenti asilo. Si chiama Juma Refugees Map Service, il portale realizzato da Arci in - collaborazione con Unhcr, che contiene tutti i servizi rivolti ai titolari di protezione internazionale nel nostro paese. La mappatura fa parte di un progetto che ha coinvolto, con il supporto dell’Agenzia Onu per i Rifugiati, il Numero verde per richiedenti asilo e rifugiati dell’Arci nazionale. Il sito, già attivo, contiene un’opzione multilingua attualmente attiva in italiano, inglese, francese, arabo e cinese (sono previste poi le versioni in farsi, tigrino, amarico e somalo). E permette di visualizzare i dati e le caratteristiche dei servizi offerti da tutte le associazioni su una mappa OpenStreet, correlandoli alla navigazione cellulare per il calcolo del percorso.
L’obiettivo è quello di permettere ai rifugiati di trovare in pochi clic, direttamente sul loro smartphone, il servizio dedicato più vicino secondo le necessità: dove dormire, dove trovare assistenza legale, sanitaria o psico-sociale, dove trovare una scuola di lingua.
“Juma è un ragazzo afgano arrivato come minore non accompagnato nel nostro paese – spiega Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale –. Era solo, noi lo abbiamo intercettato e siamo riusciti ad aiutarlo. Ora ha trovato un lavoro. Ed è proprio partendo dalla sua storia che abbiamo pensato di mettere in rete tutti i servizi per i rifugiati che ci sono a livello nazionale, e che sono tanti. C’è infatti un’altra Italia che reagisce positivamente all’arrivo dei richiedenti asilo. Questo progetto è il tentativo di collegare e valorizzare ogni singolo servizio sul territorio. I rifugiati potranno ritrovarlo sul loro cellulare e arrivarci con Google maps. Oggi – aggiunge – c’è troppa dispersione. Questo comporta problemi e contribuisce a aumentare l’immagine negativa dei migranti. Se, invece, riusciamo ad aiutarli facciamo un servizio non solo a loro ma anche alle comunità locali sul territorio”.
La mappatura è frutto di una collaborazione storica tra Unhcr e Arci, spiega Andrea Pecoraro dell’Alto commissariato Onu: “L’obiettivo che ci siamo posti è quello di un rafforzamento del servizio centrale a partire dal numero verde per i rifugiati, multilingue – sottolinea -. Non è un caso che gli abbiamo dato il nome di un rifugiato: vogliamo mettere al centro del percorso le persone. L’altro obiettivo – aggiunge – è quello di rafforzare il sistema di informazioni. Quando parliamo con i richiedenti asilo, ci rendiamo conto che molti di loro non sono a conoscenza dei loro diritti e dei servizi su territorio. Vogliamo invertire questa tendenza”.
Anche per Stefania Congia, del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, si tratta di un progetto importante per la messa in rete delle buone prassi locali. “Accanto a una comunicazione strumentalizzata e negativa sui richiedenti asilo, ci sono comunità che stanno dando risposte straordinarie. C’è la quotidianità del fare e dell’agire di molte persone di cui non si dà conto – afferma -. Abbiamo mappato più di 2000 associazioni di migranti. Sappiamo quanto sia importante il passaparola per queste persone che hanno reciso i legami con il proprio paese di origine. Se li aiutiamo a ricominciare sarà più facile il loro processo di integrazione”.
Valentina Itri, coordinatrice progetto ha ricordato che il portale ha una mappatura aperta. Una sezione specifica è dedicata alle associazioni che possono candidarsi a essere mappate. “Ora la sfida è far conoscere questo strumento ai richiedenti asilo – sottolinea -. A breve partirà un tour, attraverso la nostra rete di mediatori linguistici del numero verde, organizzeremo incontri in lingua per promuovere il portale”.
Durante la conferenza stampa è stato presentato anche il report del numero verde dell’Arci per rifugiati e titolari di protezione inernazionale (800905570). “Quello che emerge – spiega Miraglia – è il malfunzionamento della burocrazia italiana, un fenomeno che ritarda l’attivazione di percorsi inclusione e spesso affossa le persone”. Tra i problemi principali quello della residenza, spesso richiesta anche in sede di ammissione della domanda d’asilo, i ritardi nell’accesso alla procedura dei ricongiungimenti familiari e l’aumento dei casi Dublino, delle persone cioè rimandate indietro da altri paesi perché secondo il Regolamento Dublino III devono fare richiesta di protezione in Italia, loro primo paese di approdo. “Secondo i dati del 2016 l’Italia è il primo paese per la presa in carica dei dublinati – spiega Miraglia -. Ma questo comporta un grande spreco di risorse: si spendono miliardi per questa circolazione assurda e inutile della persone tra gli Stati”. Un altro caso, messo in risalto nel rapporto, riguarda il mercato parallelo dei documenti validi per i ricongiungimenti familiari: “in questo modo le persone possono arrivare in sicurezza, ma spesso è difficile avere la documentazione. Ora ci sono le agenzie, a cui le stesse ambasciate si appoggiano, per questo servizio e si sta producendo un business: le persone vanno da chi gli permette di avere un documento, ma spesso sono costrette a pagare”. (ec)