Arte e cultura accessibili, con “Hi-Storia” e le nuove tecnologie
ROMA – “Tocca con mano il patrimonio culturale”: è questo l'invito, ma soprattutto la possibilità offerta da “Hi-Storia”, il progetto per le scuole (e non solo) che rende accessibile la cultrua anche a chi non vede, grazie all'uso delle tecnologie. Sono 60 le scuole italiane che finora hanno aderito al progetto “Hi-Storia”, inserendolo nel proprio piano formativo: gli studenti coinvolti saranno impegnati nella realizzazione di una sorta di audioguida, in grado di riprodurre monimenti e opere d'arte. Un dispositivo all'insegna dell'accessibilità, visto che i contenuti multimediali possono essere aperti con il solo tocco delle dita. A ideare il progetto, in cui arte, storia e tecnologie di incontrano per rendere accessibile il patrimonio culturale, sono stati due giovani abruzzesi, Emanuela Amadio e Stefano Colarelli.
Il prodotto consiste in audioguide tattili interattive: in pratica, stampe 3D rappresentanti edifici storici ed altri beni culturali, sulla cui superficie sono inseriti dei sensori tattili di colore nero che attivano i contenuti multimediali. Il dispositivo Hi-Storia è pensato dunque per l’accessibilità della divulgazione del territorio, poiché rivolto ad utenti non vedenti e ipovedenti, e adatto anche per una divulgazione semplice e immediata di utenti normodotati.
Ma soprattutto Hi-Storia è un processo innovativo. “Anziché brevettare il dispositivo e rivolgere questo prodotto alla vendita presso enti culturali – spiegano i promotori - abbiamo rilasciato il progetto con licenze aperte e soprattutto lo abbiamo sviluppato come percorso didattico, che rivolgiamo a studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Durante le attività didattiche sono gli stessi allievi a produrre in classe un dispositivo hi-Storia su un bene culturale della città in cui ha sede la scuola, progettando i contenuti multimediali, sviluppando le componenti tecnologiche ed attuando una azione con un forte impatto positivo sul territorio”.
La sede operativa è a Pescara, ma il progetto ha varcato i confini dell'Abruzzo, raggiungendo molte scuole della penisola. L’obiettivo è insegnare ai ragazzi un metodo di lavoro che consenta di guardare le città con nuovi occhi. Al progetto partecipano membri della sezione provinciale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti.