Ascoltate per finta: associazioni di migranti "specchietti per le allodole"
“Coinvolgere le associazioni di immigrati nell’assegnazione dei fondi pubblici, nazionali o comunitari volti a favorire la integrazione dei cittadini dei paesi extracomunitari; promuovere - attraverso il coinvolgimento dei Consigli territoriali per l'immigrazione (Cti) delle Prefetture – attività di formazione per le associazioni sul management delle organizzazioni, sul lavoro di comunità, sulla raccolta fondi e sulla progettazione; attuare forme efficaci di ascolto delle associazioni di immigrati, sia nelle riunioni ufficiali che in occasioni create ad hoc; selezionare le associazioni di immigrati verificando la loro consistenza e attività”: sono le raccomandazioni rivolte al ministero dell'Interno e contenute nello studio realizzato da Fondaca (Fondazione per la Cittadinanza Attiva) e Iprs (Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali) nell'ambito delle attività finanziate dal Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di Paesi terzi (Fei) della Commissione Europea. - La ricerca “La partecipazione delle associazioni di immigrati alle attività dei consigli territoriali dell'immigrazione” ha avuto per oggetto la partecipazione delle associazioni di immigrati ai Cti, costituiti in tutte le prefetture italiane. Il mandato istituzionale dei Consigli prevede che essi includano al loro interno almeno due associazioni rappresentative delle comunità di immigrati e, più in generale, che intrattengano con esse relazioni di ascolto e collaborazione.
La ricerca ha raccolto i dati di 318 associazioni di migranti, in 17 regioni e 49 province italiane, con l'obiettivo di “concorrere alla definizione di una vera e propria policy dei Cti nei confronti delle associazioni di immigrati”. Delle 318 associazioni coinvolte, 171 hanno partecipato a 29 workshop tenuti nel contesto del progetto di ricerca, mentre le altre hanno risposto a questionari telefonici. Il rapporto evidenzia che solo “il 18,8 per cento delle associazioni che hanno risposto ai questionari fanno parte dei Consigli”, mentre, delle restanti, “il 59 per cento non ne conosceva l’esistenza”. Le associazioni che partecipano ai Consigli nella maggior parte dei casi (attorno al 70 per cento) intervengono sempre o spesso alle riunioni.
Le associazioni che già partecipano ai Consigli hanno evidenziato diversi aspetti critici e, in particolare, la scarsità di incontri (74 per cento) e il fatto che quelli che si tengono siano finalizzati soprattutto all’approvazione dei finanziamenti Fei e non a una sostanziale attività di comunicazione. Le critiche hanno riguardato i contenuti delle riunioni “convocate soprattutto sull’onda dell’emergenza, in cui non è chiaro quale debba essere il ruolo delle associazioni”; la composizione dei Consigli per “l'incertezza sui criteri di rappresentanza utilizzati per scegliere le organizzazioni” con “scelte basate su criteri discrezionali” e le dinamiche relazionali che hanno luogo nei Consigli per “lo scarso ascolto delle associazioni e delle informazioni da loro fornite”. Il funzionamento dei Consigli è stato criticato per gli orari delle riunioni “che disincentivano la partecipazione la mancanza di una calendarizzazione degli incontri”.
Nel corso dei workshop è stato notato criticamente che, in generale, le organizzazioni della società civile italiane, restano il canale privilegiato per avere voce sulle politiche dell’immigrazione e che parlano a nome degli immigrati. Ciò riguarda anche l’accesso ai circuiti pubblici dove sono allocate le risorse: le organizzazioni italiane sono più ascoltate e hanno più esperienze e competenze, cosicché il ruolo delle associazioni di immigrati in questi casi - è stato detto - è più che altro quello di “specchietti per le allodole”.
È stato osservato, inoltre, che in generale le organizzazioni del cosiddetto terzo settore mancano della volontà di fare rete con le associazioni degli immigrati. In alcuni casi sono state espresse opinioni fortemente critiche sui sindacati e sulla loro scarsa attitudine a difendere adeguatamente gli immigrati pur parlando anche a loro nome. Sono state comunque citate anche testimonianze positive di collaborazione sia con le istituzioni pubbliche che con altre associazioni, tanto di immigrati che italiane, con le quali si realizzano rapporti di rete. (lj)