Intervista alla direttrice centrale dello Sprar: "Dire che non possiamo permetterci l'accoglienza sarebbe come affermare che non ci possiamo permettere di essere una democrazia, di avere la costituzione che abbiamo. Sui diritti non c'è trattativa, o ci sono o non ci sono"
ROMA - Aumenta il numero dei rifugiati nel nostro paese: nei primi sei mesi del 2014, le domande di protezione internazionale hanno raggiunto quota 25 mila, equiparando quasi la cifra dell'intero 2013, quando furono 27 mila. Numeri, fotografati dall'ultimo rapporto sulla protezione internazionale 2014, che arrivano proprio nei giorni delle polemiche sull'accoglienza, sollevate dalle proteste dei cittadini di Tor Sapienza, periferia est della Capitale. Abbiamo chiesto a Daniela Di Capua, direttrice centrale dello Sprar (Servizio protezione rifugiati e richiedenti asilo del ministero dell'Interno), di fare chiarezza su alcuni aspetti che in questi giorni stanno animando il dibattito sull'immigrazione.
Il rapporto sulla protezione internazionale, presentato oggi a Roma, ci dice che nei primi mesi dell'anno c'è stato un aumento consistente di persone che hanno fatto richiesta di protezione internazionale al nostro paese. E' un fenomeno che deve farci preoccupare?
Assolutamente no, quelli fotografati dal rapporto non sono i numeri di un'invasione. Se guardiamo al quadro europeo, per esempio, nonostante l'aumento dell'ultimo anno siamo sempre al quarto-quinto posto rispetto agli altri paesi, sia per numero di arrivi, che in proporzione al numero di abitanti.
In questi giorni si è detto spesso che l'Italia è in crisi e non può permettersi di fare accoglienza. Quali sono i costi dell'accoglienza nel nostro paese ed è vero che non ce la possiamo permettere?
Un conto complessivo è difficile da fare, perchè oltre ai costi dello Sprar va conteggiata anche l'accoglienza stroardinaria. Ma per la gestioe dei centri ci si attesta sempre sui 35-40 euro a rifugiato. Non si tratta quindi di costi così alti. Ma dire che non ce lo possiamo permettere è davvero inaccetabile, perchè siamo uno tra gli stati più popolosi dell'Unione europea e al tempo stesso continuiamo ad essere al quarto, quinto posto come numero di accoglienze annue. Che poi l'Italia abbia una sua peculiarità rispetto alla modalità di arrivo dei migranti, con grandi numeri tutti insieme è innegabile, come il fatto che ci sia una difficoltà di presa in carico rispetto alla condizioni delle persone che arrivano, e che hanno situazioni e percorsi difficili alle spalle. La seconda ragione per cui non ritengo accettabile l'affermazione 'non ce lo possiamo permettere' è perché allora dovremmo dire che non ci possiamo permettere di essere una democrazia, di avere la costituzione che abbiamo, di aderire alla Convenzione di Ginevra e alle Convenzione sui diritti dell'uomo. Il problema è se vogliamo stare in un sistema democratico che riconosce i diritti delle persone. Sui diritti non c'è trattativa, o ci sono o non ci sono".
Per fare ulteriore chiarezza, l'Italia protrebber scegliere di non accogliere i richiedenti asilo e i rifugiati?
No, l'Italia non può scegliere. Oppure dovrebbe contravvenire a tutta la normativa nazionale e internazionale, alla sua stessa costituzione e a tutti i trattati che ha sottoscritto. Sarebbe un paradosso. Non può rifutarsi in nessun modo, è un obbligo del nostro stato come di altri stati.
Il nostro paese, potrebbe, invece, scegliere di destinari i fondi dell'accoglienza ad altre emergenze sociali, come la povertà o la disoccupazione?
No, non può fare neanche questo, perché non si tratta di fondi straordinari come accadde per l'emergenza Nord Africa. In quel caso fu dichiarata appunto l'emergenza e la gestione fu affidata temporaneamente alla protezione civile, per cui si dovette intervenire con le accise sulla benzina e la gente si vedeva veramente rincarare alcuni costi a vantaggio di una situazione esterna su cui poteva non essere d'accordo. Oggi si utilizzano, invece, fondi stanziati per il ministero dell'Interno sulla propria competenza in materia di immigrazione e asilo. Va anche ricordato che sono tre anni che non c'è programmazione di flussi migratori, cioè che i cosiddetti migranti economici che venivano in Italia per lavoro, non stanno più venendo.
Sono fondi europei quelli che l'Italia utilizza per l'accoglienza?
No, non si tratta di fondi europei. Fondi europei sono stai stanziati l'anno scorso per affrontare i primi costi di Mare nostrum e anche per alcuni interventi di prima accglienza. Mentre in questo momento si tratta di fondi nazionali, ordinari. E' poi previsto per tutti gli stati europei, non solo per l'Italia, un intervento dell'Unione per alcune misure trasversali sull'immigrazione e l'asilo.
Tra le novità del rapporto l'abbassamento dell'età dei minori non accompagnati, che non arrivano più in maggioranza da Afganistan e Pakistan, ma soprattutto dagli stati africani.
Sì, questo è indicativo del fatto che molte famiglie, in condizioni difficili e disperate, mandano avanti i giovani nella speranza di assicurare ai propri figli un futuro. Si tratta di ragazzi sempre più piccoli su cui la famiglia investe gli unici soldi che ha e decide così di salvarli. Oltre ai minori provenienti dal nord Africa aumentano i ragazzi che arrivano da paesi in cui ci sono situazioni di conflitto e dove la fuga è indispensabile, come il Gambia da cui si registra l'aumento maggiore. Questo a conferma del fatto che l'immigrazione riflette ormai sempre di più gli sconvogliementi che ci sono in questo momento nel mondo. (ec)