17 novembre 2014 ore: 11:23
Immigrazione

Asilo, l’86 per cento dei richiedenti è accolto nei paesi in via di sviluppo

Rapporto sulla protezione internazionale 2014. In Pakistan numero più alto in relazione al Pil. Seguono Etiopia e Kenya. Il primo paese sviluppato in classifica, la Serbia, è solo al 44esimo posto. In Europa dominano la classifica dell’accoglienza: Germania, Francia e Svezia. L’Italia è al quinto posto
Profughi, rifugiati in attesa alla stazione

ROMA - Alla fine del 2013, i paesi in via di sviluppo ospitavano 10,1 milioni di persone, equivalenti all’86 per cento dei rifugiati del mondo, il valore più alto degli ultimi 22 anni. I paesi in assoluto meno sviluppati hanno da soli provveduto a dare asilo a 2,8 milioni di rifugiati, corrispondenti al 24 per cento del totale mondiale. Lo sottolinea il Rapporto sulla protezione internazionale 2014, di Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati del ministero dell'Interno) - Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani), Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati), Caritas e Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma.

Rapporto rifugiati-Pil. L’andamento trova ulteriore conferma nell’analisi del numero di rifugiati accolti in rapporto al Prodotto interno lordo (a parità del potere di acquisto, Ppp) pro capite, che rappresenta anche un indicatore dell’onere connesso all’accoglienza dei rifugiati. Nel 2013, i 40 paesi con il maggior numero di rifugiati per dollaro pro capite di Pil fanno tutti parte di regioni in via di sviluppo e comprendevano anche i 22 paesi in assoluto meno sviluppati. Più di 5,4 milioni di rifugiati, corrispondenti al 46 per cento dei rifugiati di tutto il mondo, risiedevano in paesi il cui Pil pro capite era inferiore a 5 dollari americani. Il Pakistan ha avuto il più alto numero di rifugiati in relazione alla sua economia nazionale, in considerazione dei 512 rifugiati per dollaro americano (Ppp) pro capite che ha accolto. L’Etiopia si è classificata al secondo posto con 336 rifugiati, seguita da Kenya (295), Ciad (199), Sud Sudan (177) e Repubblica Democratica del Congo (153). Bisogna scendere solo al 44° posto per trovare il primo paese sviluppato: la Serbia con 7 rifugiati per dollaro americano (Ppp) pro capite.

Nel Rapporto si affronta anche la questione delle migrazioni forzate a livello globale in cui si evidenzia come nel 2013 più di 2,5 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e a cercare protezione al di fuori dei confini del proprio paese, la maggior parte delle quali nei paesi limitrofi. Questi nuovi rifugiati sono andati ad aggiungersi ai 2 milioni che erano diventati rifugiati nel 2011 e nel 2012. La guerra in Siria, che nel 2013 è entrata nel suo terzo anno, ha rappresentato la causa primaria di questi esodi, come evidenziato da due drammatici eventi.

Nel 2013 sono stati infatti oltre 51 milioni le persone costrette alla migrazione forzata (sfollati, fuggiti da guerre, conflitti e violazioni dei diritti umani) di cui 42,9 milioni sono di competenza dell’Unhcr. Tra questi si contavano 16,7 milioni di rifugiati, 33,3 milioni di sfollati interni (Idps) e circa 1,2 milioni di persone la cui domanda d’asilo non era stata ancora determinata entro la fine del periodo di riferimento. Nel 2013 si sono registrati i più elevati livelli di migrazioni forzate almeno dal 1989, primo anno per il quale sono state disponibili statistiche complete sulle migrazioni forzate nel mondo. Se questi 51,2 milioni di persone costituissero una nazione, si tratterebbe del ventiseiesimo paese al mondo per ampiezza della popolazione. Il 53 per cento dei rifugiati in tutto il mondo proviene da tre paesi: Afghanistan, Siria e Somalia mentre è stato il Pakistan ad aver ospitato il maggior numero di rifugiati in tutto il mondo (1,6 milioni), seguito dall’Iran (857.400), dal Libano (865.500), dalla Giordania (641.900) e dalla Turchia (609.900).

In Europa, invece, la popolazione globale dei rifugiati è rimasta relativamente stabile - ovvero circa 1,8 milioni di persone -, anche se ci sono stati due importanti sviluppi avvenuti nel 2013. Innanzitutto, la Turchia ha gestito l’arrivo di circa 478.000 profughi siriani durante l’anno, di cui circa 140.800 tornati spontaneamente al loro paese nel corso dello stesso 2013. Altri 37.800 richiedenti siriani si sono visti riconoscere la protezione internazionale su base individuale in paesi europei. In secondo luogo, i dati complessivi dei rifugiati in Europa hanno subito un calo connesso alla significativa riduzione nel numero di rifugiati in Germania, dove le cifre relative ai rifugiati sono passate da 589.700 all’inizio del 2013 a 187.600 alla fine dell’anno, a causa di un allineamento nelle definizioni utilizzate per contare i rifugiati. 

Nel 2013, il maggior numero di richiedenti è stato registrato in Germania (126.995 richiedenti, il 29,2 per cento del totale), seguita dalla Francia (66.265, ovvero il 15,2 per cento), Svezia (54.365, 12,5% del totale), il Regno Unito (30.110, pari al 6,9%), Italia (26.620, pari al 6,1%), Belgio (21.215, 4,9%), Ungheria (18.900, 4,3%), Austria (17.520, 4,0%), Paesi Bassi (17.160, 3,9%) e Polonia (15.245, ovvero il 3,5%). Complessivamente, questi dieci Stati membri hanno ricevuto quasi il 90,6% di tutte le domande di asilo presentate in Unione Europea. Delle oltre 400 mila domande presentate nell’Unione, siriani e russi hanno rappresentato il 21,1 per cento di tutti i richiedenti asilo. In particolare la Siria con 50.435 domande, pari al 11,6 per cento, è diventata nel 2013 il primo paese d’origine dei richiedenti, seguita da Russia (41.485), Afghanistan (26.200), Serbia (22.375), Pakistan (20.815) e Kosovo (20.220). Rispetto all’anno passato, la crescita maggiore si è registrata per i cittadini provenienti dall’Eritrea, passati da 6.400 a 14.580 domande, seguita dai siriani che hanno più che raddoppiato le loro richieste di protezione internazionale (da 24.115 a più di 50 mila) a causa del conflitto in corso nel loro paese. Altra crescita considerevole è stata quella dei cittadini del Kosovo (da 10.210 a 20.220) e della Federazione Russa (da 24.290 a 41.485). Nel corso del 2013 sono state presentate ai 28 membri dell’Ue 12.635 domande di protezione internazionale per minori richiedenti asilo, valore che non si discosta dalle 12.715 richieste del 2012. Il paese con la richiesta maggiore è stato la Svezia (3.850), confermandosi al primo posto per le domande riguardanti minori non accompagnati, seguita da Germania (2.485), Regno Unito (1.175), Austria (975, primo paese sotto il migliaio) e Italia (805, valore inferiore alle 970 domande dell’anno precedente). È da sottolineare come il 50,1 per cento delle domande si concentri nei primi due paesi – Svezia e Germania –, e come il restante 49,9 per cento sia eterogeneamente distribuito tra i restanti 26 paesi dell’Unione. 

Nel corso del 2013, complessivamente le domande con esito positivo sono state 135.740, valore in crescita rispetto al 2012 (102.700) e al 2011 (84.300). La metà delle decisioni positive (50,6 per cento) è stato registrato da tre paesi: Svezia (26.400), Germania (26.080) e Francia (16.155), mentre quasi l’80% degli esiti positivi viene raggiunto considerando anche Italia (14.465), Regno Unito (13.400) e Paesi Bassi (10.620). A livello europeo, delle oltre 130 mila persone che hanno ottenuto una forma di protezione, il 47,5% (pari a 64.465 individui) ha ottenuto lo status di rifugiato, il 37,5% (50.890) la protezione sussidiaria e nel 15,0% dei casi quella umanitaria. 

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