Assistenti sessuali per i disabili: ddl depositato al Senato
Roma - Riconoscere anche in Italia l'assistenza sessuale per i disabili. E' quanto propone un disegno di legge a prima firma del senatore Pd, Sergio Lo Giudice, sottoscritto da altri otto colleghi di gruppo (Monica Cirinna', Erica D'Adda, Maria Cecilia Guerra, Luigi Manconi, Donella Mattesini, Stefania Pezzopane, Lucrezia Ricchiuti, Maria Spilabotte) e firmato da Pietro Ichino di Scelta civica e dall'ex M5s Marino Mastrangeli ora nel gruppo Misto.
Il testo e' stato depositato ieri in Senato e propone, "al fine di tutelare il diritto alla sessualita' e al benessere psico-fisico delle persone disabili a ridotta autosufficienza a livello di mobilita' e motilita'", la predisposizione di elenchi regionali di persone accreditate a svolgere sul territorio la funzione di assistenti "per la sana sessualita' e il benessere psico-fisico" di chi ha un handicap grave. Si tratta, in pratica, di riconoscere anche in Italia legittimazione e dignita' professionale a questa particolare figura sulla scorta dell'esperienza positiva di altri Paesi europei: Svizzera, Danimarca, Germania, Paesi bassi, Austria.
L'operatore sessuale, viene spiegato nella premessa al ddl, "a seguito di un percorso di formazione di tipo psicologico, sessuologico e medico, dovra' essere in grado di aiutare le persone con disabilita' fisico-motoria e/o psichico/cognitiva a vivere un'esperienza erotica, sensuale o sessuale e a indirizzare al meglio le proprie energie interne spesso scaricate in modo disfunzionale in sentimenti di rabbia e aggressivita'".
Il ddl Lo Giudice (Pd), presentato al Senato, consta di un unico articolo. Si stabilisce che per l'inserimento nell'elenco regionale degli assistenti sessuali occorre aver compiuto 18 anni, aver adempiuto all'obbligo scolastico, la sottoscrizione di un Codice etico, avere l'idoneita psico-fisica all'attivita' di assistente sessuale certificata dalla Asl competente. L'assistente sessuale dovra' inoltre essere accreditato secondo criteri stabiliti dalle Regioni e aver seguito un corso di formazione ad hoc.
Le Regioni dovranno adottare misure che garantiscano la protezione dei dati sensibili relativi agli assistenti sessuali, secondo quanto disposto dal Codice della Protezione dei Dati Personali, e assicurare la liberta' di ciascun interessato circa la pubblicazione o no del suo recapito professionale, salva la necessaria pubblicita' dell'elenco.
Compito delle amministrazioni regionali sara' anche di definire il tipo e gravita' della disabilita' dell'utente che rende funzionale l'intervento professionale dell'assistente per l'esercizio della sessualita' e stabilire le modalita' per il monitoraggio dell'equilibrio psico-fisico e dello stato di salute di ciascun assistente sessuale.
Si precisa che l'attivita' assistenza sessuale non puo' essere oggetto di un contratto di lavoro subordinato, ne' di un contratto di appalto, costituendo oggetto di una prestazione che deve rimanere caratterizzata da autonomia piena della persona che la esercita. Puo' pero' costituire oggetto di lavoro autonomo cooperativo.
Nella premessa al ddl Lo Giudice (Pd)sull'assistenza sessuale ai disabili, presentato al Senato, si spiega che il testo "intende favorire il pieno sviluppo della persona anche sotto il profilo dell'espressione della sessualita'. I diritti sessuali- si sottolinea- sono oggi considerati diritti umani, la cui violazione costituisce violazione dei diritti all'uguaglianza, alla non discriminazione, alla dignita' e alla salute. Questo principio va adattato alle diverse necessita' e alle differenti condizioni che le persone affrontano nella loro vita". Ogni persona, continuano i firmatari, "dovrebbe quindi avere la possibilita', indipendentemente dalla propria condizione di disabilita', di compiere scelte informate e responsabili riguardo alla propria salute sessuale e di disporre di opportunita' e di mezzi adeguati a compiere tali scelte" anche perche' "molte persone in condizione di disabilita' non possono autonomamente intrattenere relazioni interpersonali complete sotto il profilo psicoaffettivo, emotivo e sessuale poiche' impedite da una condizione di ridotta autosufficienza a livello di mobilita' e motilita' o a causa di un aspetto fisico lontano dai modelli estetici dominanti e ritenuti attraenti". In certi casi "si aggiunge l'impossibilita' di pervenire autonomamente a soddisfacenti pratiche di autoerotismo". Si aggiunga a queste difficolta' si aggiunge "la persistenza nella nostra cultura del pregiudizio per cui le persone disabili sono percepite come asessuate, prive di una dimensione erotica e senza un desiderio di intimita'". (DIRE)