Assistenza anziani, Snalv e Confsal contro il Governo: “La politica ignora il comparto”
I sindacati autonomi Snalv Confsal e Confsal sostengono da tempo che il comparto dell’assistenza agli anziani è vicino al collasso e denunciano, da un lato, il Governo e le istituzioni pubbliche che ignorano i problemi del sistema dell’accreditamento, rivelatosi fallimentare sotto vari aspetti e, dall’altro, i datori di lavoro che lamentano una profonda crisi finanziaria e l’impossibilità di aumentare gli stipendi dei propri dipendenti.
“Nel mezzo, come spesso accade, ci sono i lavoratori che rappresentano l’anello sacrificale di questa fragile catena - denuncia il sindacato - e che da anni prestano la propria opera in contesti sottorganici e con stipendi bassissimi”.
L’associazione datoriale Anaste ha riferito alle organizzazioni sindacali la volontà di equiparare gli stipendi dei lavoratori del settore privato a quelli dei colleghi del pubblico impiego, accogliendo la proposta dello Snalv Confsal e della Confsal, ma- sottolineano i datoriali- soltanto a patto che la politica prendi in seria considerazione i problemi del comparto.
"Comprendiamo la posizione di Anaste, le cui aziende accreditate svolgono un servizio pubblico essenziale in un quadro regolatorio fortemente inadeguato - dichiara il Segretario Generale Snalv Confsal e Vice-Segretario Generale Confsal, Maria Mamone - ma lo stallo istituzionale non può continuare a penalizzare i lavoratori, stremati dal carico di lavoro e con un potere d’acquisto sempre più basso. Le aziende devono fare la propria parte, con o senza il doveroso intervento istituzionale, che anche noi stiamo sollecitando da tempo".
“Il primo obiettivo di Snalv Confsal e Confsal è quello di garantire pari stipendi tra pubblico e privato, eliminando le discriminazioni retributive oggi esistenti tra i medesimi profili professionali”. Ma, aggiunge in conclusione Mamone, “occorre ripensare all’organizzazione del lavoro nel suo complesso, perché anche nella sanità pubblica assistiamo ad una fuga crescente. Il lavoro deve essere valorizzato, non soltanto per i soldi a fine mese, ma soprattutto per limitare lo stress che oggi ti porti a casa, tutti i giorni. La tematica non può essere più ignorata, perché da essa dipende la sostenibilità dell’intero sistema di welfare, il cui fabbisogno è in perenne crescita”.