14 marzo 2017 ore: 17:41
Giustizia

Associazioni contro i decreti Minniti: così si criminalizzano poveri e migranti

A Roma conferenza stampa delle organizzazioni contro i due provvedimenti del governo su sicurezza urbana e immigrazione. De Angelis (Cnca): “Un passaggio indietro nell’affermazione dei diritti”. Manetti (Antigone): “Si danno poteri eccessivi ai sindaci sceriffo”. L’Arci annuncia una mobilitazione nazionale a partire dal 21 marzo
Migranti in fila su muraglione

ROMA - I due decreti legge del ministro Minniti, su sicurezza urbana e su immigrazione (rispettivamente in discussione alla Camera e al Senato) producono una doppia discriminazione: sulle persone povere e sui richiedenti protezione internazionale, tutto in una “logica securitaria che guarda alle prossime elezioni e, in particolare, a togliere voti alla Lega e al centro destra”. Lo hanno sottolineato oggi a Roma, in una conferenza stampa organizzata da Sinistra italiana e Possibile, le organizzazioni che si occupano di diritti umani: Asgi, Arci, Antigone, Sbilanciamoci, Cild e Centro Astalli.

Il disagio sociale affrontato per via penale. Il primo provvedimento sotto accusa è quello che ampia il potere dei sindaci per ragioni di decoro urbano. “Il decreto sulla sicurezza urbana ha un chiaro intento punitivo sulla povertà – sottolinea Giulio Marcon di Sinistra italiana – In pratica, si mette in campo una normativa securitaria che darà ai sindaci la possibilità di intervenire sul disagio sociale affrontandolo per via penale. Secondo noi c’è un problema di civiltà giuridica: queste norme introducono un imbarbarimento della società”. Per Marcon si tratta di un approccio securitario e incostituzionale, per questo – dice – “regaleremo ai capigruppo Tempi difficili, il romanzo di Charles Dickens per ricordare loro come venivano trattati i poveri nel passato e come non si dovrebbero trattare più”. Anche per Carlo de Angelis, del Cnca, i due provvedimenti rappresentano “un passaggio indietro nell’affermazione dei diritti. Nel frattempo il governo procede a una riduzione secca del fondo per le politiche sociali: il combinato di tutto questo produce una situazione allarmante, il contrario di quello che chiedevamo”. De Angelis ha ricordato il provvedimento anti-rovistaggio nei cassonetti della sindaca di Roma, Virginia Raggi: “stiamo criminalizzando i poveri, ed è insopportabile”. 

Su immigrazione si ricalca il decreto sicurezza di Maroni. Per le associazioni è inaccettabile anche il cosiddetto decreto immigrazione, che cambia le regole del processo per il riconoscimento della protezione internazionale e prevede nuovi Cie in ogni regione. Secondo Susanna Manetti di Antigone, il provvedimento di Minniti è in “continuità con il decreto sicurezza di Maroni: si danno poteri eccessivi ai sindaci sceriffo, perché come ha detto lo stesso ministro presentando il decreto bisogna rispondere alla percezione di insicurezza degli italiani – spiega -. Ci saremmo aspettati un decreto sulla sicurezza sociale, non questo”.
Per Loredana de Petris, di Sinistra italiana, i due decreti “mettono in campo una serie di operazioni e di norme che rischiano di minare lo stato di diritto. Nel decreto immigrazione – afferma – si cerca di fare in modo che le richieste di protezione siano limitate e si dà vita a un diritto speciale per i richiedenti asilo in violazione di tutte le norme costituzionali sul giusto processo: si elimina la possibilità di far ricorso al giudice, si elimina anche l’appello. Si potrà ricorrere solo in Cassazione, rischiando di aggravarne il lavoro”.

Anche per Grazia Naletto, di Lunaria e Sbilanciamoci, la scelta del governo è quella di limitare la tutela giurisdizionale per i richiedenti asilo. “Si vuole circoscrivere la trattazione di questa materia nell’ambito delle politiche di sicurezza e di ordine pubblico. Per questo – spiega – si vuole rilanciare e ampliare il sistema di detenzione amministrativa, con l’apertura di nuovi Cie. E si sceglie di destinare 13 milioni di euro al rafforzamento del sistema di rimpatrio. L’inefficacia di queste azioni è stata evidenziata a ogni livello negli ultimi anni”. Corallina Lopez Curzi di Cild ha espresso preoccupazione sugli accordi bilaterali portati avanti dal governo con i paesi di origine dei migranti: “Già nel 2012 il nostro paese è stato condannato dalla Cedu per violazione dei diritti in relazione al caso Hirsi – sottolinea -. Temiamo che il governo continui con la strategia degli accordi bilaterali per accelerare sui rimpatri, come già fatto con il governo libico e ancor peggio con il governo di Al Bashir in Sudan”.

Una mobilitazione nazionale a partire dal 21 marzo. Contro i due provvedimenti Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale dell’Arci, ha annunciato una mobilitazione che partirà il 21 marzo, giornata internazionale contro il razzismo. “Pensiamo che questi provvedimenti vadano respinti in tutti i modi – afferma -. Sono strumenti elettorali che aumentano la folle corsa alla discriminazione dei poveri, dei migranti, degli ultimi. Per questo ci mobiliteremo, cercando di spiegare agli italiani come i due decreti produrranno solo ulteriori sprechi e lungaggini burocratiche”. Per Giuseppe Civati di Possibile i due decreti sono gravi quanto il jobs act e quindi “inaccettabili sul piano politico”. (ec)

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