Atelier creativi in 8 città europee per l’integrazione delle donne migranti
ROMA - Atelier creativi in 8 città europee per favorire l’integrazione delle donne migranti e combattere la doppia discriminazione di cui sono spesso vittime: come donne e come migranti. Attraverso l’uso del video le donne coinvolte sono riuscite a raccontare se stesse, il viaggio che le ha portare in Europa e le condizioni in cui si trovano a vivere nei diversi paesi in cui sono ospitate. E’ il risultato del progetto Enfem “Azioni europee per l’inclusione delle donne migranti”, finanziato dall’Amif (Asylum Migration Integration Fund). Per l’Italia capofila di EnFeM (S'Engager à mieux integre les Femmes Migrantes), è Arci Lecce.
“Abbiamo realizzato diversi laboratori con le migranti e le persone del luogo - spiega Anna Caputo di Arci Lecce -. Il lavoro ha coinvolto anche diversi videomaker: l’obiettivo era fare in modo che le donne potessero raccontarsi, spiegando il loro percorso, ma anche come vivono e cosa temono”. In ogni paese sono state coinvolte dalle 30 alle 50 donne di età compresa tra i 16 e i 50 anni. In tutto il progetto ha riunito otto organismi: Arci Lecce, Alfea Cinematografica (Italia), Maison des cultures et de la cohésion (Belgio), Pluralis (Belgio), Alianza por la solidaridad (Spagna), El Legado andalusì (Spagna), Jasa (Slovenia), Lawaetz (Germania). Si è svolto in otto città individuate per valorizzare la presenza di un grande numero di migranti di differenti culture: Lecce e Pisa (Italia), Molenbeek e Rixensart (Belgio), Madrid e Granada (Spagna), Maribor (Slovenia), Amburgo (Germania).
“E’ stata una bellissima operazione. Oggi la presentiamo nel giorno mentre si discute lo scellerato decreto sicurezza che vuole relegare queste belle esperienze di integrazione a mero ricordo. Nel decreto passa l’idea che l’integrazione non sia necessaria - sottolinea la presidente di Arci nazionale Francesca Chiavacci -. Invece attraverso questi progetti che lavorano sulla doppia discriminazione si dimostra come integrare sia fondamentale, anche da un punto di vista della sicurezza”.
Il progetto EnFem ha previsto in una prima fase l’attivazione di iniziative di cittadinanza: tavole rotonde, incontri a livello locale con la partecipazione di enti locali, associazioni, centri per i rifugiati, rappresentanti delle donne migranti e non migranti, per stimolare il dibattito pubblico sul tema. In una seconda fase sono stati creati i cosiddetti “atelier creativi”: le donne migranti e donne locali di età compresa tra i 16 e i 50 anni hanno lavorato fianco a fianco per raccontare attraverso il video il loro incontro e documentare la condizione della donna migrante nelle diverse realtà cittadine dell’Unione Europea. L’idea dell’àtelier creativo è nata da una buona pratica sviluppata dal Comune di Molenbeek, in Belgio, ed è stato testato su giovani provenienti da culture diverse. Il contatto con la macchina da presa, il bisogno di raccontare sono stati un formidabile strumento di coesione dei gruppi che ha consentito di produrre materiale di grande valore documentaristico. (ec)