Aumento Ires al non profit, in Lombardia costerà oltre 5 milioni di euro
MILANO - La manovra economica, approvata dal Senato e ora all'esame della Camera, elimina lo sconto sull'Ires alle realtà del terzo settore. L'imposta passa così dal 12% al 24%. Dopo lo shock per la notizia arrivata prima di Natale, si comincia ora a fare i conti. Solo in Lombardia, i 350 enti associati all'Uneba dovranno sborsare all'anno circa 5 milioni di euro in più di imposta sul reddito. L'Uneba è l'Unione nazionale delle istituzioni e delle iniziative di assistenza sociale. Fondata nel 1950, rappresenta fondazioni, istituti ed enti nati anche due o trecento anni fa per gestire opere di beneficenza o servizi per i più bisognosi. "Il paradosso è che il provvedimento del Governo va a colpire proprio gli enti che fanno beneficenza in senso stretto -spiega Luca Degani, avvocato e presidente di Uneba Lombardia-. Ossia quelle realtà che hanno un patrimonio immobiliare, la cui rendita viene impiegata per finanziare borse di studio, progetti sociali o per gestire case di riposo o servizi sanitari e sociali per le fasce di popolazione meno abbiente".
Una di queste realtà è il Pio Istituto dei Sordi di Milano: "Dovremo pagare circa 200mila euro all'anno di Ires in aggiunta a quello che già sborsavamo -sottolinea Stefano Cattaneo, direttore dell'Istituto-. Nel 2018 abbiamo stanziato 200mila per i progetti sociali, nel 2019 dovremo dimezzare. Non abbiamo alternative. Sono soldi che vengono dalla gestione del nostro patrimonio immobiliare. Con l'Ires al 24% dobbiamo tagliare sui progetti".
La Fondazione Restelli di Rho dovrà aumentare di quasi 40 euro la retta mensile per ogni ospite della casa di riposo. "Dato che siamo un ente senza scopo di lucro, ogni margine l'abbiamo sempre reinvestito nelle nostre attività -spiega Franco Massi, presidente della Fondazione-. Ora questo margine viene tassato il doppio rispetto a prima. Per noi vuol dire circa 80mila euro all'anno. E ricadrà sulle famiglie dei nostri ospiti, non possiamo farci nulla". Per Franco Massi si tratta dell'ennesimo provvedimento che colpisce le fondazioni. "Le fondazioni hanno patrimoni frutto della lungimiranza dei benefattori, che hanno messo da parte immobili e fondi per garantire negli anni a venire un sostegno a soggetti deboli -sottolinea-. Quindi sono patrimoni che servono per fornire servizi a basso prezzo per chi non può permetterselo. Siamo molto preoccupati, ma non ci arrendiamo e daremo battaglia".
Per la verità la cancellazione dello sconto sull'Ires era già prevista della riforma del Terzo settore. Ma avrebbe dovuto essere accompagnata dall'istituzione del Registro unico del terzo settore e da nuovi regimi tributari che l'avrebbero così compensata. Invece per ora la legge di bilancio sospende subito l’art. 6 del D.P.R. 601/1973, che stabiliva che "L'imposta sul reddito delle persone giuridiche è ridotta alla metà nei confronti" di "enti istituti di assistenza sociale, società di mutuo soccorso, enti ospedalieri, enti di assistenza e beneficenza; istituti di istruzione e istituti di studio e sperimentazione di interesse generale che non hanno fine di lucro, corpi scientifici, accademie, fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche, di esperienze e ricerche aventi scopi esclusivamente culturali; enti il cui fine è equiparato per legge ai fini di beneficenza o di istruzione; Istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, e loro consorzi".
"Siamo rimasti basiti da quanto ha deciso il Governo -commenta Ivan Nissoli, presidente del Ciessevi di Milano-. È un provvedimento che penalizza gli enti del terzo settore e le loro attività a servizio della collettività. E non sembra che sia inquadrato nel processo di attuazione della riforma del terzo settore. Speriamo che nei prossimi mesi ci sia un ripensamento da parte del Governo". Spera in un ripensamento anche Luigi Maraghini Garrone, presidente del Comitato di Milano della Croce Rossa Italiana: "Saremo colpiti anche noi da questo provvedimento -sottolinea-. Il punto è che il terzo settore arriva dove lo Stato non arriva. E ogni euro che ci viene tolto, viene tolto ai servizi che decine di volontari e dipendenti garantiscono ogni giorno e ogni notte. Lo 'sconto' sull'Ires nasceva proprio dal valore sociale delle attività svolte, che sono sempre state indirizzate ai più poveri, a chi è in difficoltà". (dp)