Ausili, verso il nuovo Nomenclatore: le richieste degli "addetti ai lavori"
ROMA – Si aspetta dal 1999 l’aggiornamento del Nomenclatore degli ausili, ma l’attesa dovrebbe avere presto termine, viste le ripetute rassicurazioni da parte del ministero della Salute. Così gli “addetti ai lavori”, coloro che tutti i giorni hanno a che fare con gli ausili e che quindi conoscono bene le esigenze e le risorse, formulano le loro proposte. E’ il caso del Glic, il gruppo di lavoro nazionale composto da 26 Centri ausili informatici ed elettronici, che ha elaborato due documenti, in vista dell’auspicata uscita del nuovo nomenclatore. “Si tratta di considerazioni di mero buon senso – ci spiega Claudio Bitelli, ingegnere e presidente del Glic - orientate a far sì che l’innovazione produca un reale vantaggio, sia per le persone beneficiarie degli ausili che per la società intera; da qui a dire questo si tradurrà in fatti concreti, non sappiamo. E’ una posizione che già in passato abbiamo espresso – ricorda Bitelli - tanto in occasione di manifestazioni pubbliche, quanto attraverso documenti inviati nelle sedi opportune: l’impressione è che la cosa venga ben compresa da chi opera ‘sul campo’, mentre il confronto con le logiche politiche fa sfumare i contorni e i contenuti”.Contenuti che vengono quindi ora ribaditi e rilanciati nei due documenti inviati alle istituzioni regionali e nazionali preposte alla messa a punto del nuovo nomenclatore.
Il primo documento evidenzia la necessità di una “filosofia di approccio nella fase di prescrizione degli ausili tecnologici”. In particolare, il Glic sostiene il ruolo dei Centri ausili indipendenti dal mercato come attori di sostegno al team prescrittivo. E chiede che questi siano diffusi in tutte le regioni: ad oggi, sono 8 quelle che ne sono ancora sprovviste. Tra le questioni “sensibili” in fase di prescrizione, il Glic indica “l’appropriatezza funzionale e l’appropriatezza economica”, i rischi del “consumismo tecnologico” e quindi i timori relativi alla prescrizione di tablet, smartphone, notebook; la necessità di provare gli ausili prima di prescriverli, il problema delle gare e la competenza dei prescrittori, in particolare sugli ausili tecnologici: il nomenclatore dovrebbe prevedere specifiche prestazioni professionali a supporto della qualità della prescrizione.
Il secondo documento è dedicato al modello dei Centri ausili: all’organizzazione e alle competenze che debbono avere per svolgere al meglio il loro delicato compito, ai servizi (di consulenza, formativi, informativi) che debbono erogare alle persone disabili ed agli operatori, alla dotazione di ausili che debbono possedere sia per le attività di addestramento e consulenza sia per eventuali servizi di prestito (ausilioteche), ai sistemi informativi per la raccolta, diffusione e analisi dei dati riferiti al loro lavoro ed utilissimi per la programmazione sanitaria.
I due documenti saranno presentati in occasione del seminario promosso dal Glic nell'ambito della Fiera Exposanità in calendario a Bologna dal 18 al 21 maggio. “Le persone che possono aver bisogno di ausili sono purtroppo in costante aumento a causa di incidenti, di malattie e a seguito di diverse forme di invalidità provocate da patologie tipiche dell'età avanzata – spiegano i referenti del Glic - Scegliere un ausilio tecnologico, personalizzarlo, addestrare l'utente al suo utilizzo, fare un follow-up di verifica, è un compito interdisciplinare che richiede operatori preparati, valutazioni cliniche e funzionali, psicologiche e sociali. Implica la partecipazione attiva dell’utente e della sua famiglia nel contesto di vita reale. L'ausilio è un investimento, non un tributo che la società paga al cittadino perché non riesce a guarire dalla sua disabilità; é un diritto del cittadino ma anche un'opportunità per la sua vita, un bene prezioso per la società. Prescrivere bene un ausilio significa non solo dare le risposta migliore ai bisogni di autonomia e di qualità della vita della persona don disabilità, ma anche realizzare risparmi molto significativi in termini di costi assistenziali. Per questo occorre investire sulla competenza e sull’appropriatezza in tutto il processo della fornitura pubblica”.