Ieri il Parlamento australiano ha adottato un disegno di legge per vietare l'uso dei social media ai minori di 16 anni. Il pedagogista: “La legge prevede che la responsabilità di verificare l'età di accesso venga demandata alle stesse piattaforme. In Europa, in teoria, il divieto di uso dei social fino a 16 anni è già in vigore. Il punto è che il controllo viene lasciato all'utente… Ma l’Australia ci sta indicando la via”
"Come previsto, il Parlamento australiano ha approvato una normativa molto importante che blocca l'accesso ai social fino ai 16 anni. Ma c'è dell'altro: la legge, voluta dal premier Anthony Albanese di origine italiana, prevede che la responsabilità di verificare l'età di accesso venga demandata alle stesse piattaforme. Nel momento in cui queste ultime non rispettassero i loro doveri, sarebbero costrette a pagare delle multe molto salate". E’ il commento di Daniele Novara, pedagogista, responsabile del
Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti e autore di best seller, secondo il quale "questa è una grande novità perché in Europa, in teoria, il divieto di uso dei social fino a 16 anni è già in vigore per motivi di privacy. Il punto è che il controllo viene lasciato all'utente che, con un click, può autocertificare la propria età. Rendendo di fatto nullo il divieto".
Continua il pedagogista: "L'Australia, volendo davvero affrontare uno dei più gravi problemi per la crescita sana delle nuove generazioni, ci sta indicando come risolvere il problema: imporre alle piattaforme il controllo sugli accessi".
"Complimenti all'Australia, noi intanto rimandiamo in attesa che l'Italia affronti seriamente il tema. La questione è molto sentita, come già dimostrato dal nostro appello che ha raccolto le firme di 70.000 persone tra cui tantissimi esponenti della cultura, della scienza e dello spettacolo. La richiesta è semplice: regolamentare e impedire l'uso dello smartphone fino a 14 anni e l'uso dei social fino ai 16 - conclude Daniele Novara -. Qualche cosa si sta muovendo, ma serve essere più incisivi e decisi nel voler tutelare e sostenere la crescita e il benessere delle nuove generazioni piuttosto che il business di gigantesche multinazionali".