Autismo, diagnosi in aumento: decisivi anche fattori ambientali
Il neuropsichiatra Stefano Vicari
ROMA – Sono in aumento le diagnosi del disturbo dello spettro autistico sia negli Stati Uniti che in Europa. Studi statunitensi indicano che la patologia riguarda un bambino ogni 68, le stime europee invece variano da 1 ogni 119 a uno ogni 59, con un’incidenza che varia dallo 0,84 all’1,7 per cento. Sono i dati comunicati oggi dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, in occasione del convegno internazionale organizzato nell’ambito della giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo.
“In Italia dati non ce ne sono, le diagnosi però sono in aumento. Questo non vuol dire in automatico che siano in aumento anche i disturbi, ma un lieve incremento delle patologie lo stiamo rilevando – sottolinea Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria infantile presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù – e questo dipende in particolare da fattori ambientali favorenti come l’esposizione in gravidanza ad agenti inquinanti, l’uso di alcol, la prematurità, l’età avanzata dei papà”.
Al convegno internazionale, hanno preso parte diversi esperti, che si sono confrontati sulle questioni ancora non risolte rispetto alla malattia. “Questa non è solo la giornata della consapevolezza ma innanzitutto una giornata contro l’ignoranza che esiste intorno ai disturbi dello spettro autistico - sottolinea Luisa Scattoni dell’Istituto superiore di sanità – Un’ignoranza essenzialmente legata al fatto che non si pensa che si tratti di un disturbo neurologico. Sebbene, infatti, non si conoscono ancora le cause dell’autismo, si sa che la componente genetica è presente in un bambino su tre. E’ importante dire, dunque, che con l’autismo si nasce anche per fugare ogni dubbio rispetto alla questione dei vaccini. Non c’è nessuna correlazione, infatti, solo una concordanza di eventi perché il periodo in cui si manifesta l’autismo corrisponde al momento in cui si fanno i vaccini”.
Sulla stessa scia anche Giovanni Valeri, neuropsichiatra del bambino Gesù. “Su questo tema è importante una consapevolezza innanzitutto dal punto di vista medico – spiega - Possiamo lavorare sull’autismo solo se pensiamo alla ricerca su base genetica, all’implementazione di nuove terapie fino alla ricerca di modelli di inclusione sociale, come gli interventi nella scuola”.
Tra i punti trattati nel corso dell’incontro, quello dello sviluppo di modalità di apprendimento che siano in grado di consentire autonomia alle persone con disturbi dello spettro autistico. “L’autismo non è un disturbo dell’apprendimento eppure spesso queste persone da grandi sono totalmente dipendenti – spiega Giacomo Venturi, ricercatore all’università La Trobe di Melbourne, in Australia -. E questo perché spesso i bambini autistici non interagiscono con gli altri, e un bambino che non fa cose con gli altri coetanei quando è piccolo sarà meno indipendente da grande. Su questo stiamo lavorando ed è un aspetto su cui si dovrà investire sempre di più”.
All’evento sono presenti anche diverse famiglie con bambini autistici. “Noi chiediamo innanzitutto una consapevolezza delle istituzioni rispetto ai problemi delle famiglie, perché abbiamo bisogno di aiuti concreti – racconta Tiziana Taurini, arrivata questa mattina da Lecce con il figlio di soli tre anni -. Siamo un paese in cui il sostegno non esiste, io mando mio figlio alla scuola privata perché nella scuola pubblica della mia città non c’è l’insegnante di sostegno, e sono costretta a pagare un’educatrice 900 euro al mese. E’ davvero assurdo”. (ec)