Autismo, l'inclusione scolastica non c'è: 4 proposte per realizzarla
ROMA – Formare il personale scolastico e degli operatori e, nel frattempo, garantire personale esterno specializzato: sono queste le principali proposte dell'associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla sindrome di Down, l’autismo e il danno cerebrale, contenute nella lettera inviata al ministro dell'Istruzione Valditara. “E' iniziato un altro anno scolastico ma non è arrivata nessuna risposta alle nostre sollecitazioni – spiega Carlo Hanau, già docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari nelle Università di Modena e Reggio Emilia e di Bologna e presidente dell'associazione - La Scuola continua a risultare drammaticamente impreparata ad affrontare la presenza di bambini con disturbo dello spettro autistico, che presentano la maggiore crescita fra tutte le disabilità certificate. I dati risalenti al 2018 indicavano che erano quasi uno su cento allievi, ma ci si può attendere che, sia pure con ritardo di un decennio, supereremo il raddoppio – riferisce - La previsione è basata sul comunicato del CDC di Atlanta: nella grande indagine campionaria iniziata nel 2000 in USA la prevalenza dello spettro autistico fra i bambini di 8 anni è uno su trentasei, pari a 2,8 su cento, mostrando una crescita enorme dei casi, soprattutto (ma non soltanto) quelli di primo livello, con sindrome di Asperger”. L'associazione evidenzia e denuncia anche “la malagestione dei bandi pubblici da parte degli enti locali, con il conseguente ingresso nella scuola di assistenti all’autonomia e alla comunicazione non adeguatamente formati”.
Per questo, l'associazione ha elaborato le proposte indirizzate al ministero, ricordando innanzitutto, nella lettera, i dati emersi dall’https://fondazionepaideia.it/2023/09/15/impatto-disabilita-sul-sistema-familiare-i-risultati-indagine-doxa-paideia/. Alla domanda “Quali pensa che siano le priorità per favorire la partecipazione attiva dei bambini con disabilità a scuola?”, il 43% dei genitori di bambini con disabilità segnala la “formazione specializzata per gli insegnanti di sostegno”, prima voce anche per madri e padri di bambini che non hanno disabilità (30%). Al secondo posto per le famiglie che non hanno figli con disabilità viene citata l’accessibilità (23%), che si colloca però all’ultimo posto per i genitori dei bambini con disabilità (9%), che valutano come più importanti, invece, le “ore garantite di sostegno” (22%) e la “continuità degli insegnanti nel ciclo scolastico” (17%). Al tempo stesso, per quasi 1 genitore su 3 di bambini con disabilità la scuola aiuta “poco” (26%) o “per nulla” (5%) il figlio a sviluppare una maggiore autonomia, mentre il 26% dei genitori di bambini con disabilità ritiene che la scuola aiuti “poco” (21%) o “per nulla” (5%) nella socializzazione.
“I dati presentati non giungono nuovi e seguono, rinforzandole, le segnalazioni ricevute che l’inclusione degli studenti con autismo non viene garantita perché le leggi, norme e protocolli non vengono applicati correttamente e non c’è ancora consapevolezza sulla natura della sindrome autistica – commenta l'associazione nella lettera - Lo scorso 24 febbraio avevamo indirizzato una lettera, evidenziando i principali problemi riscontrati ma anche delle proposte. Sono trascorsi sette mesi, è iniziato un altro anno scolastico ma non è arrivata nessuna risposta e la scuola continua a risultare drammaticamente impreparata ad affrontare il crescente ingresso di bambini con disturbo dello spettro autistico. Per iniziare un percorso virtuoso abbiamo suggerito e suggeriamo quattro urgenti azioni”.
Le quattro proposte
Ecco dunque le quattro proposte dell'associazione: primo, “inserire nei decreti in emissione che assegnano per il 2023 una dotazione di 200 milioni di euro per i servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità, i riferimenti alla normativa specifica in favore delle persone con disturbo dello spettro autistico e integrare in accordo la “scheda di monitoraggio” con la richiesta di conferma che i servizi erogati rispettino la normativa specifica. Queste implementazioni a 'invarianza di spesa' – specifica l'associazione - avranno ricaduta su tutti i bandi emessi dagli enti locali per selezionare gli operatori che forniscono il servizio di assistenza all’autonomia e alla comunicazione e permetteranno di avere personale adeguatamente formato”.
La seconda proposta riguarda la sensibilizzazione dei dirigenti scolastici a “favorire l’ingresso di operatori esterni specializzati (di fiducia delle famiglie), in attesa che venga formato adeguato personale dipendente”. La terza azione consiste nel “verificare che gli operatori degli sportelli autismo/scuole polo/CTS siano formati correttamente nelle strategie raccomandate dalla Linea Guida 21. Soddisfare il bisogno formativo - precisa l'associazione - avrebbe un impatto economico molto limitato, dato che un corso introduttivo viene già ora offerto dal privato a 200-300 Euro a persona e ci sarebbe la possibilità di ridurre la spesa pro capite utilizzando la formazione permanente oggi praticata e la formazione a distanza sul modello utilizzato da Eduiss per diffondere fra oltre 6.000 operatori scolastici la Comunicazione Aumentativa Alternativa senza alcun riferimento alla Linea Guida 21”.
Infine, l'associazione chiede di “pianificare l’inserimento di almeno un insegnante tutor qualificato in ognuna delle 5.338 istituzioni scolastiche del I ciclo, al fine di fornire supporto a tutto il team educativo. Tale soluzione permetterebbe di iniziare a gestire l’enorme aumento dei nuovi alunni certificati, che si verifica principalmente nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie. A nostro parere, questi sono i primi interventi da attuare in maniera prioritaria in attesa di definire un piano organico di formazione permanente e di istituire corsi universitari per la formazione iniziale di laureati triennali e magistrali sull’Analisi del Comportamento applicata all’autismo”, conclude l'associazione.