14 settembre 2015 ore: 13:55
Disabilità

Autismo, la tenacia di una famiglia vince la burocrazia: Gianmarco entra in un centro

Dopo mesi di battaglie e ben quattro dinieghi, arriva l'autorizzazione per inserire in una struttura specializzata Gianmarco, 22 anni, gravemente autistico. La mamma: “Scelta dolorosa, ma nel suo interesse: dall'autismo non si guarisce, ma la qualità della vita può migliorare tanto”
Bambino autistico in una stanza da solo

ROMA – Dopo quattro tentativi vani e sei mesi di battaglie, è stata infine accolta la richiesta di Alessandra e di suo marito: il figlio Gianmarco, 22 anni e una forma grave di autismo, sarà inserito nel centro residenziale di Cicciano (Na), dove già sua sorella è accolta e seguita con ottimi risultati. “E' una bella notizia, anche se la separazione sarà per tutti noi un trauma – commenta la mamma – Ma siamo sicuri che è ciò che serve a nostro figlio”. La necessità di questo distacco è maturata da tempo, ben chiara sia ai genitori (adottivi), sia all'associazione Autismo Abruzzo, che li segue e li sostiene: l'aggressività di Gianmarco e la sua irruenza, a volte incontenibile, non erano più compatibili con il contesto familiare e creavano grave disagio e forte preoccupazione alla mamma e al papà. 

La Asl di Teramo, però, non aveva accolto la loro ripetuta richiesta di aiuto: in Abruzzo, regione di residenza della famiglia, centri specializzati per l'autismo non ci sono e ricoverarlo fuori regione sarebbe costato decisamente troppo. Ora, invece, dopo l'ennesima visita e vari passaggi burocratici, la Asl ha finalmente firmato l'autorizzazione. “Ci hanno convocato a visita venerdì 11 – racconta Alessandra – Mio figlio si è rifiutato di salire, sono dovuti scendere loro. L'hanno osservato un po' e poi hanno firmato l'autorizzazione. Ora, aspettiamo che il centro metta a punto tutti gli aspetti organizzativi e sia pronto ad accogliere Gianmarco. La trafila burocratica, insomma, non finita: ma speriamo che i tempi, questa volta, siano brevi”. Decisivo, forse, l'incontro con la direttrice sanitaria, lo scorso agosto, che ha preso a cuore il caso. “Ma è stato importante anche l'interessamento e la tenacia dell'associazione, come pure la nostra ostinazione – spiega la mamma di Gianmarco – Per questo – continua – consiglio alle famiglie che si trovano nella nostra situazione di rendersi visibili, di uscire allo scoperto e di farsi sentire, perché altrimenti nessuno si accorge di noi. E poi non bisogna arrendersi di fronte al primo no, non bisogna arrestarsi di fronte alla prima porta chiusa: solo noi famiglie con autismo sappiamo cosa significa, in alcuni casi, vivere con questi ragazzi. E quanto sia impossibile, in certe fasi, essere loro d'aiuto: non dobbiamo stancarci di far valere i diritti dei nostri ragazzi. Speriamo che anche la nuova legge sull'autismo sia d'aiuto in questo senso”. 

Intanto i genitori di Gianmarco si preparano alla separazione con “sentimenti contrastanti – spiega la mamma – Da una parte siamo felici, perché se è vero che dall'autismo non si guarisce, è anche vero però che la qualità della vita dei nostri ragazzi può decisamente migliorare, quando sono seguiti da figure professionali ben preparate e specializzate. E ce lo ha dimostrato nostra figlia, che da quando è inserita in quella struttura ha fatto incredibili progressi. Dall'altra parte, certo, c'è il dolore del distacco: sentiremo la mancanza di Gianmarco, la nostra vita cambierà. Proprio ieri sera con mio marito ci chiedevamo: 'Che faremo senza di lui?'. Ma siamo convinti di aver fatto la scelta giusta per nostro figlio”. 

Soddisfatta, intanto, l'associazione “Autismo Abruzzo”: “L’agonia imposta da procedure amministrative, complicazioni burocratiche e freddezza delle istituzioni sono finalmente un ricordo – commenta Dario Verzulli, che ha seguito personalmente il caso - Gianmarco raggiungerà la sorella già ospite della struttura e si spera possa ottenere gli stessi risultati. Affermare il diritto di cura per tutto l’arco della vita delle persone con autismo non è cosa semplice e indolore”. (cl)

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