24 giugno 2014 ore: 12:15
Disabilità

Autismo, svolta parziale dell’Inps: niente più visite di controllo per i minori

Bambini e ragazzi con diagnosi di autismo eviteranno fino ai loro 18 anni ulteriori controlli ai fini di invalidità civile ed handicap: “Evitiamo disagi ai minori e alle loro famiglie”. Ma lo stop alla rivedibilità non vale in caso di diagnosi lieve o borderline
Autismo, bambino con cubi colorati

ROMA – Stop dell’Inps alle visite mediche di controllo per i minori ai quali è stata riconosciuta la diagnosi di autismo: d’ora in poi, “al fine di evitare ripetuti disagi” a bambini e ragazzi e alle loro famiglie, sia per il riconoscimento dell’invalidità civile sia per quello di handicap i medici dell’Inps dovranno evitare di prevedere il requisito della “rivedibilità” entro il compimento del 18esimo anno di età. Niente più visite fotocopia a distanza di pochi anni, dunque. Con una sola eccezione: quella in cui le “strutture di riferimento attestino disturbo dello spettro autistico di tipo lieve o borderline con ritardo mentale lieve o assente”. In questo caso, permane la possibilità di indicare la rivedibilità del minore.

box La decisione è stata presa dalla Commissione medica superiore dell’Inps ed è stata resa nota con il messaggio n° 5544: il documento tecnico-scientifico – poco più di 15 righe – è intitolato “Autismo: linee guida medico-legali” e, come specifica il direttore generale Inps Mauro Nori – ha carattere vincolante “ai fini delle valutazioni medico-legali di competenza delle strutture territoriali dell'Area sanitaria dell'Istituto”.

Il documento esordisce affermando che “l’autismo è una grave disabilità sociale a carattere cronico evolutivo, espressione di un disordine dello sviluppo, risultante di processi biologicamente e geneticamente determinati che pertanto influiscono sul grado di espressività clinica nell’ambito della traiettoria individuale”. “La conseguenza di queste alterazioni – continua il testo - è la limitazione delle autonomie personali e o sociali di grado diverso in relazione alla espressività del disturbo autistico con particolare riferimento alle capacità comunicative linguistiche e alla presenza di ritardo mentale e di altre comorbilità”.

Il documento specifica che “la definizione diagnostica prevede un lungo iter valutativo effettuato da operatori specializzati nell’ambito di un servizio dedicato specialistico” e ricorda che – secondo i “criteri diagnostici del DSM IV”, è previsto che vi sia “compromissione qualitativa dell’interazione sociale”, “compromissione qualitativa della comunicazione verbale e non verbale” e “modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati”.

A questo punto, le Linee-guida elaborate dalla Commissione medica superiore dell’Inps e firmate dal suo presidente Massimo Piccioni, affermano che “la diagnosi di autismo è basata su parametri di tipo comportamentale ed è necessario che venga effettuata da strutture specializzate e accreditate dal Servizio Sanitario Nazionale in riferimento a situazioni di osservazione standardizzate e adottando scale di valutazione opportunamente elaborate per il comportamento autistico secondo protocolli raccomandati dalle Linee Guida accreditate”. E giunge così alla decisione presa: “Al termine del suddetto percorso diagnostico e al fine di evitare ripetuti disagi al minore affetto e alla sua famiglia, la Commissione Medica Superiore ritiene che si debba evitare la previsione di rivedibilità, sia in tema di invalidità civile che di handicap, entro il compimento del 18esimo anno di età, ad eccezione dei casi in cui le strutture di riferimento attestino disturbo dello spettro autistico di tipo lieve o borderline con ritardo mentale lieve o assente”.

I COMMENTI – Mentre è positiva la reazione di Rosa Pennino, la vicepresidente dell'associazione "L'autismo parla" che ha incontrato personalmente nei giorni scorsi il direttore generale dell'Inps, parla di “segnale positivo” ma non certamente di una “svolta” Carlo Giacobini, direttore di HandyLex ed esperto di normativa sulla disabilità, per il quale "la notizia non c'è" perché "l’esonero era già previsto dal decreto ministeriale che elenca le patologie non rivedibili”. Con il suo, i commenti di Roberto Speziale, presidente dell’Anffas, e del giornalista Gianluca Nicoletti segnalano come altre questioni rimangano aperte o addirittura si aggiungano a seguito del messaggio Inps: fra queste, il senso del limite dei 18 anni (“un cavillo”) e il problema della stessa classificazione (il messaggio Inps segnala quella lieve o borderline) dei disturbi dello spettro autistico. Leggi i commenti alla notizia su RS, l'agenzia di Redattore sociale.

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