Autistico alunno modello, ma "troppo grande" per continuare la scuola
ROMA – Non si presenta agli esami di maturità e l’anno successivo gli viene negata la possibilità di ripetere l’anno: il caso, quantomeno anomalo, riguarda un ventenne di Fonni, in Sardegna. La spiegazione di questo strano diniego risiede, probabilmente, nella grave forma di autismo dello studente. E’ probabilmente per questo che il dirigente ha comunicato ai genitori, pochi giorni prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, che l’iscrizione non poteva essere accolta perché Francesco, essendo nato il 17 ottobre 1995, aveva “assolto l’obbligo scolastico e formativo”. Praticamente, era troppo grande per andare a scuola. Ma i genitori, che avevano deciso insieme agli insegnanti di rimandare la maturità di Francesco, per offrirgli un altro anno di scuola e di formazione e consentirgli di arrivare all’esame più preparato, non l’hanno presa affatto bene, consapevoli che “un ragazzo normodotato ammesso all’esame di maturità, e che per vari motivi non si presenta allo stesso, viene automaticamente respinto e può ripetere l’anno, anche più di una volta, e invece a un ragazzo disabile nella stessa situazione è negato l’accesso a scuola”.
- La storia di Francesco, dopo aver interessato alcuni giornali locali, è sbarcata sul portale Pernoiautistici, rimbalzando subito tra media e istituzioni competenti: il Miur, innanzitutto, che è stato chiamato in causa dagli stessi genitori di Francesco. I quali, dopo aver più volte sollecitato un ravvedimento da parte del dirigente, hanno deciso infine di rivolgersi alla stessa ministra Giannini, raccontandole nel dettaglio la vicenda: “Francesco ha frequentato l’Istituto socio pedagogico di Fonni con grande impegno, serietà e costanza e dobbiamo dire con grande gioia. Lui ama la scuola, ama le materie proposte dal liceo, non ha mai perso un giorno di scuola”. Un alunno “modello”, insomma, che non ha mai perso un anno ma ha sempre portato a casa buoni voti. Tuttavia alla fine dello scorso anno, genitori e insegnanti hanno ritenuto opportuno rinviare di un anno di maturità: “si è deciso (anche preparando Francesco al fatto che fosse meglio per lui ripetere l’anno per una maggiore conoscenza delle materie scolastiche) di non farlo presentare all’esame. Questa decisione – riferiscono i genitori - molto sofferta per lui, è stata accettata solo perche sapeva che avrebbe avuto la possibilità di conseguire il diploma nel corso del successivo anno scolastico con una maggiore preparazione”.
E’ stata quindi presentata la domanda d’iscrizione per l’anno scolastico successivo. E qui la sorpresa: “A settembre, quando già Francesco era pronto per riprendere il suo percorso formativo, esattamente il 10 settembre siamo stati convocati (l’unica volta nel corso di questa nostra odissea burocratica) dal dirigente scolastico per comunicarci verbalmente e con lettera consegnataci a mano, la non accoglienza della richiesta di iscrizione in quanto Francesco essendo nato il 17/10/1995 ha assolto l’obbligo scolastico e formativo”. E non c’è stato niente da fare: neanche l’assicurazione, da parte dell’amministrazione comunale, di provvedere direttamente al sostegno scolastico di Francesco ha fatto ricredere il dirigente. Quindi, la mamma e il papà del ragazzo chiedono alla ministra di intervenire affinché “la decisione sia rivista e modificata dando la possibilità a Francesco di conseguire come suo diritto, dovere e obiettivo da raggiungere, il tanto sospirato diploma, che ribadiamo essere per Francesco, non un semplice documento scritto, ma il coronamento di un vero e proprio sogno”.
Ora, a quanto pare, come quasi sempre accade quando le famiglie espongono, anche mediaticamente, i propri drammi e i veri e propri soprusi subiti, il caso si sta risolvendo. Il sottosegretario Faraone ha attivato subito i suoi uffici, garantendo che “nel nostro Paese non c’è spazio per una scuola dell’esclusione. Stiamo verificando la situazione di Francesco”, ha dichiarato a La Stampa, che ha rilanciato il caso. “Certo – ha però precisato Faraone – la nostra società deve ancora fare molto, perché la scuola non può essere l’unico posto accogliente e di sostegno per ragazzi disabili. Anche la società deve riconoscere le loro potenzialità e vedere le loro diversità come arricchimento”: un evidente riferimento, questo, a quanto siano pochi e inadeguati i luoghi di formazione e inclusione, sociale ma anche lavorativa, per gli adulti con disabilità e, ancor di più, per quelli con autismo. Mentre quindi attendiamo di conoscere nel dettaglio l’esito della vicenda di Francesco, abbiamo chiesto al ministero di capire quanto e come possa fare la “buona scuola”, anche tramite una “buona riforma del sostegno”. E quanto invece ci sia da fare fuori dalla scuola, per moltiplicare e incrementare i luoghi e le possibilità di vera inclusione. (cl)