Badante uccisa, “un'orribile morte sul lavoro. Serve formazione per i datori”
ROMA – “Una morte sul lavoro: questa è un'orribile morte sul lavoro, che deve indignarci tutti, perché è accaduto qualcosa di terribile, come essere ammazzata perché il datore di lavoro non è soddisfatto del tuo operato!”: così Silvia Dumitrache, presidente di Adri, Associazione donne romene in Italia, battagliera sostenitrice dei diritti delle badanti in Italia, commenta oggi la tragica notizia che arriva da Torre Annunziata, dove una donna ucraina di 67 anni è stata uccisa a colpi di fucile, nella casa in cui assisteva un'anziana non autosufficiente. Uccisa dal suo datore di lavoro, il fratello della donna, insoddisfatto – a quanto si dice – dell'assistenza prestata alla sorella. Altre liti in passato, poi questa, drammatica e fatale. “Da anni chiedo con forza che si faccia formazione per i datori di lavoro che assumono le badanti nelle loro case: invece, si chiede solo la formazione professionale agli assistenti familiari, mentre i datori di lavoro sono padroni. Non si presta attenzione al modo in cui alcuni assistenti familiari vengono trattati nelle case, eppure se ne parla da anni: la stampa racconta a volte i maltrattamenti a cui sono sottoposti, ma la legislazione italiana non tiene conto delle violenze che si consumano in caso di cattivo lavoro, soprattutto quando si vive sotto lo stesso tetto della persona assistita”, denuncia Dumitrache. E' accaduto altre volte: nell'agosto scorso, a Torino un uomo di 91 anni è stato arrestato per aver picchiato violentemente la badante. Pochi anni fa, a Palermo, un uomo di 84 anni è stato condannato per aver perseguitato la badante che aveva respinto la sua proposta di intessere una relazione.
Adesso, “questa morte assurda. Ad uccidere, un ex insegnante di matematica, 81 anni, eternamente scontento del lavoro svolto da Maria. Prima di lei, altre badanti avevano ricevuto dall'uomo insulti, offese e maltrattamenti. Da anni denunciamo la mancanza di attenzione che dovrebbe essere prestata alla formazione del datore di lavoro degli infermieri familiari e soprattutto la mancanza di controlli e supporto psicologico che dovrebbe essere dato a questa categoria di lavoratori, molto esposti a stress continui, essendo in contatto permanente e intimo con le persone di cui si prendono cura. Si parla molto della necessità per le badanti di avere una formazione professionale adeguata – il che è positivo, sia per l'assistito che per il lavoratore. Ma non si parla affatto di come il datore di lavoro dovrebbe comportarsi. Non di rado le agenzie, le associazioni che organizzano corsi di formazione professionale per infermieri familiari rappresentano i datori di lavoro, dai quali fanno pagare una commissione per i servizi erogati. Mancano invece associazioni e organizzazioni che tutelino i lavoratori, non solo dal punto di vista sindacale, ma anche da quello dei diritti umani. La violenza sulle donne dovrebbe essere una questione di salute pubblica: nel 2021, in Italia una donna è stata uccisa ogni tre giorni. Essere fucilati al lavoro perché il datore di lavoro è insoddisfatto del servizio fornito dovrebbe essere un segnale di allarme urgente, che porti a prendere misure immediate a tutela dei lavoratori. Torno quindi a chiedere con forza che siano garantite condizioni di lavoro normali, un salario dignitoso per tutelare il diritto alla vita personale, alla vita familiare, alla dignità e a una vita dignitosa. E che Maria sia riconosciuta come una vittima del lavoro”.
Commenta Vasilica Baciu, anche lei badante lontana dal suo Paese, che recentemente ha presentato un ricordo all'Unione Europea per la tutela delle badanti e dei loro legami familiari, sulla base di quanto previsto, a livello europeo, dalla Risoluzione e la Raccomandazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa del 19 marzo 2021: “Purtroppo accadono anche queste bruttissime cose, per questo la legge va cambiata, perché il lavoro di badante non è visto come un vero lavoro: si pensa che, se si ha una donna in casa, quella donna deve occuparsi di tutto. Una persona non autosufficiente dovrebbe avere due o tre badanti. Se la legge non cambia, queste cose bruttissime non smetteranno di accadere”.