12 dicembre 2017 ore: 09:52
Economia

Badanti: lavoro nero, paghe basse e mansioni poco chiare. "Situazioni disastrose"

Le storie di Adriana e Michela, tra crisi economica e cooperative che non pagano contributi. “Abbiamo stipendi bassi e ci assumiamo troppe responsabilità”
Caregiver. Anziana tenuta per mano

BOLOGNA - Adriana ha 55 anni, è rumena e fa la badante da 17 anni. È arrivata in Italia nel 2000 e ha lavorato per 10 anni a Roma. Poi si è trasferita a Bologna, dove vive col compagno italiano. In Romania ha lasciato una figlia e un figlio, rispettivamente, magistrato e poliziotto militari. Senza mezzi termini, ammette che gli aspetti negativi del mestiere superano di gran lunga quelli positivi: “È un lavoro che ti pone a contatto con persone al termine della propria vita e che spesso diventano un peso per la propria famiglia”. Racconta di aver lavorato per una signora appena 65enne e solo parzialmente non autosufficiente. “Aveva 2 figlie che non si parlavano. Una di loro passava da casa soltanto di domenica”, ricorda Adriana, che riceveva appena 15 euro a settimana per fare la spesa e pensare agli altri bisogni della casa. “Propri ieri, dal finestrino dell’autobus, mi è capitato di rivedere l’anziana: aveva indosso una vestaglia che le avevo regalato e rovistava tra la spazzatura”.

Dopo aver fatto la badante convivente per 13 anni, ora Adriana cerca un lavoro part-time. Ma i problemi a volte partono già dai colloqui conoscitivi. “La maggior parte delle famiglie dà importanza soltanto a quanto chiedi. Non si interessano alle competenze e ti propongono anche lavori extra, ma inclusi nella paga base”. Spiega che in molti casi si inizia a lavorare con un periodo di prova che poi però si trasforma in un impiego a tempo indeterminato, senza alcun contratto. “Ora cerco solo impieghi part-time”, dice Adriana, che chiede poco meno di 7 euro all’ora. “Penso ci sia molta solidarietà tra noi badanti, sia italiane che straniere. Ce ne sono alcune che vivono situazioni davvero disastrose”. Parla della storia di una sua collega filippina che vive una “vera e propria condizione di schiavitù. È da 6 anni in Italia, ma conosce pochissimo la lingua perché la padrona di casa le impedisce perfino di parlare”.

Michela è una 46enne bolognese, fa la badante dal 2012. Per 25 anni ha lavorato come assistente di chirurgia maxillo-facciale. In seguito ha lasciato il lavoro per prendersi cura di due figli. La crisi economica l’ha portata a cercare lavoro in questo settore. Racconta che una cooperativa sociale di badanti a Bologna le offriva di lavorare 12 ore al giorno per 6 euro all’ora, senza nessun contributo pagato. “Pur di assumere in nero, molto spesso preferiscono le badanti senza alcuna esperienza”, dice. Ma è stata anche fortunata, avendo potuto lavorare per una famiglia molto facoltosa con cui ha mantenuto un ottimo rapporto. “Avevo una paga di 1.300 euro per 30 ore alla settimana, ma mi rendo che la maggior parte di noi è pagata male e in nero”, spiega. Dopo 4 anni passati ad accudire una 90enne toscana, ha lavorato per 54 ore alla settimana con una paga di 950 euro al mese, poco meno di 5 euro all’ora. “È una categoria estremamente sfruttata. Le badanti sono pagate troppo poco rispetto alle responsabilità che assumono”. (Alberto De Pasquale)

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