15 marzo 2024 ore: 15:51
Giustizia

Bambini in visita in carcere, a Milano un protocollo definisce come muoversi con attenzione e cura

Il 20 marzo 2024 verrà firmato il protocollo di intesa tra Tribunale di Milano e l’Associazione Bambini senza sbarre, che definisce come promuovere e attivare interventi per i bambini che entrano in carcere per incontrare il genitore e mantenere il legame durante il periodo di attesa di giudizio, spesso lungo e difficile per la separazione da sostenere
Carcere, messa alla prova

Il 20 marzo 2024 verrà firmato il protocollo di intesa tra Tribunale di Milano e l’Associazione Bambini senza sbarre, che definisce come promuovere e attivare interventi di attenzione e cura per i bambini che entrano in carcere per incontrare il genitore e mantenere il legame durante il periodo di attesa di giudizio, spesso lungo e difficile per la separazione da sostenere.

Il Tribunale è il primo interlocutore delle famiglie per ottenere l’autorizzazione ad accedere in carcere per lo svolgimento della prima visita con il genitore detenuto.
Il protocollo in questione impegna il Tribunale ordinario di Milano, contestualmente al rilascio dei permessi di visita ai familiari, ad informare le famiglie che possono accedere a servizi di supporto senza oneri economici per essere accompagnate in particolare ad affrontare il primo ingresso dei bambini negli istituti penitenziari in occasione della visita al genitore detenuto.

Il protocollo, per la prima volta in Italia, mette in evidenza questo momento cruciale di attenzione ai bambini coinvolti loro malgrado nella detenzione del genitore, e rappresenta un traguardo fondamentale per l’applicazione della “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti” al compimento del suo decennale (2014-2024). La “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti”, in progressiva applicazione nelle carceri italiane e non solo – e modello per quelle europee –indica, nei suoi nove articoli, le linee guida di come accogliere e seguire le decine di migliaia i bambini che entrano quotidianamente in carcere per mantenere la relazione genitoriale diritto sancito dalla Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza (20 novembre 1989).

Il protocollo stabilisce inoltre che “per raggiungere tempestivamente le famiglie prima che i figli minorenni accedano per la prima volta in un istituto penitenziario è raccomandato informare, all’atto del rilascio del permesso per il colloquio ordinario/straordinario: che l’Associazione Bambinisenzasbarre fornisce percorsi specialistici di consulenza e accompagnamento al primo ingresso in carcere senza oneri per le famiglie;  che le famiglie con figli minorenni che intendono attivare il percorso di consulenza possono rivolgersi a Bambinisenzasbarre tramite la linea telefonica dedicata “Telefono Giallo” al n. 392-99.38.324 oppure con una comunicazione via email all’indirizzo telefonogiallo@bambinisenzasbarre.org”.

“La famiglia deve sapere che può avere sostegno psicologico e informativo per prepararsi al primo colloquio e affrontare il periodo della carcerazione del genitore con un accompagnamento da parte di operatori preparati. La conoscenza preventiva delle procedure, dei regolamenti e dei vincoli diminuisce il senso di disorientamento e l’ansia generati dall’improvvisa separazione dal genitore arrestato e dall’impatto con il carcere che investe la famiglia e soprattutto i figli, in particolare nel periodo di incertezza e vuoto informativo che caratterizzano l’attesa di giudizio”, affermano i promotori dell’iniziativa.

Il Protocollo si inscrive nell’ambito dei lavori del Tavolo Regionale di Monitoraggio istituito nel giugno 2017 in collaborazione con il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per monitorare a livello locale l’applicazione della “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti”. A rafforzare l’impatto della Carta - e del ruolo dell’associazione a livello italiano ed europeo - si è anche imposta la Raccomandazione CM/Rec (2018)5, adottata ad aprile 2018 dal Consiglio d’Europa e rivolta al Comitato dei Ministri dei 46 stati membri. La Raccomandazione ha assunto come modello la Carta italiana.

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