Sono quasi mezzo milione i minori fuori famiglia che vivono negli istituti di accoglienza di Europa e Asia Centrale. L’appello di Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini: “È ora di decidere che cosa vogliamo fare del futuro di questo minori”
ROMA - Secondo un’analisi recente di Unicef, quasi mezzo milione di bambini (456mila) vive in strutture di accoglienza, tra cui istituti di grandi dimensioni, in Europa e Asia centrale. “Si tratta di un tasso doppio rispetto alla media mondiale, figlio di un retaggio doloroso da superare – spiega una nota dell’Ai.Bi. - Amici dei Bambini -. Il rapporto mostra che i bambini con disabilità sono i più colpiti da questa situazione e che l’Europa Occidentale ha il tasso più alto di bambini in strutture di accoglienza, in parte a causa dell’arrivo di minorenni non accompagnati e richiedenti asilo”.
Secondo l’Ai.Bi, il rapporto “suggerisce la chiusura progressiva degli istituti di grandi dimensioni e la sostituzione con un’accoglienza di qualità, basata sulla famiglia e sulla comunità. Inoltre, servono investimenti adeguati a prevenire le separazioni familiari, sostenere le famiglie a rischio e rafforzare i servizi sociali e di protezione. Infine, chiede di migliorare la raccolta di dati di qualità sui bambini fuori famiglia”. I bambini, continua la nota, “sono spesso esposti a situazioni di rischio e di vulnerabilità, che possono causare gravi danni alla loro salute fisica, mentale e sociale”.
Da qui l’appello dell’Ai.Bi: “È ora di decidere che cosa vogliamo fare del futuro di questo minori. Le conseguenze di questo abbandono di fatto – ha dichiarato Marco Griffini, Presidente e Fondatore di Amici dei Bambini – possono essere: traumi psicologici, problemi comportamentali, difficoltà educative e anche rischi per la salute. Vogliamo finalmente deciderci a interessarci di loro o vogliamo continuare a perseguire il mito della famiglia d’origine e della legge del sangue? I drammatici dati dichiarati da Unicef evidenziano che è arrivato il momento di abbandonare una volta per tutte la cultura adulto centrica nella quale siamo impantanati, al di là delle dichiarazioni di principio del supremo interesse del minore. Urge, pertanto, una banca dati europea e la volontà di lavorare tutti insieme per un’adozione europea, iniziando a togliere gli assurdi divieti di adozione internazionale vigenti in Polonia e Romania. Per quanto riguarda l’Italia, poi, è ora che si istituisca la banca dati nazionale dei minori adottabili”.