Baobab, il comune convoca i volontari. Ipotesi nuova tendopoli?
ROMA – Una soluzione a breve termine: con il trasferimento dei migranti nei centri di accoglienza anche fuori Roma, e l’ipotesi di una nuova tendopoli a Tiburtina, negli stessi spazi in cui lo scorso anno furono ospitate le persone sgomberate da Ponte Mammolo. E poi un progetto di più lungo periodo per la prima accoglienza dei migranti in transito. Appena insediata, la nuova giunta capitolina guidata da Virginia Raggi, prova ad affrontare l’emergenza Baobab, un vero e proprio accampamento davanti all’ex centro di accoglienza di via Cupa, in cui ogni notte circa duecento migranti trovano riparo. Ma le cui condizioni di vivibilità diventano più difficili giorno dopo giorno. E così, già sabato mattina la neoassessora al Welfare, Laura Baldassare aveva incontrato i volontari e le associazioni, che da mesi assicurano accoglienza in strada a chi arriva a Roma. Una seconda riunione si è tenuta anche stamattina.
- Sul tavolo innanzitutto la questione immediata: la volontà è infatti quella di sgomberare la piccola stradina adiacente a via Tiburtina, che di notte diventa un dormitorio a cielo aperto. La sindaca di Roma lo ha detto chiaramente: “per strada non possono stare, non è una situazione dignitosa né tollerabile per loro”. Anche perché “si sta anche creando un problema di ordine pubblico con i residenti inferociti. Il modello deve essere cambiato – spiega - Ora capiamo come gestire e risolvere in maniera rapida questa emergenza, ma poi però dobbiamo iniziare a individuare un percorso diverso che eviti l'emergenza e rispetti i diritti di tutti”. Che cosa succederà nell'immediato non è chiaro. E si paventa la possibilità di un altro sgombero forzato: la prefettura infatti sarebbe orientata a risolvere il problema "dell'ordine pubblico" il più presto possibile. "Sull’emergenza immediata il Comune non ha presentato una reale soluzione alternativa né per quanto riguarda il luogo né per quanto riguarda le modalità. C’è uno stallo - spiega Alberto Barbieri, presidente di Medu-Medici per i diritti umani, presente ad entrambe le riunioni -. Ovviamente questo ci preoccupa molto anche perché mercoledì prosimo è convocato un nuovo vertice prefettura sulla situazione del Baobab e temiamo che si decida di procedere a uno sgombero immediato per motivi di sicurezza. Lo sgombero non è una soluzione, lo vogliamo ribadire". Secondo quanto si apprende, alcuni migranti potrebbero poi essere trasferiti nei centri di accoglienza fuori Roma: chi accetta di entrare nel programma europeo di relocation sarà portato a Castelnuovo di Porto, gli altri in strutture sparse nella regione. "I centri fuori Roma sono a nostro avviso da escudere - continua Barbieri - fattibili solo se ci sono dei richidenti asilo. Per i transitanti, invece, non ha senso". Ma un’altra ipotesi reale è quella di rimettere su la tendopoli a Tiburtina, come già fatto lo scorso anno nel pieno dell’emergenza. Un'idea che i volontari del Baobab hanno fortemente avversato: già l'anno scorso molte delle persone ospitate in quella allestita a Tiburtina transitavano continuamente in via Cupa.
Baobab experience insieme a Medu hanno ribadito che è, invece, necessario approntare con urgenza dei presidi umanitari per fornire prima accoglienza, assistenza socio-sanitaria e informazione/orientamento ai migranti del Corno d'Africa che giungono nella area Tiburtina. "Altre città lo hanno già fatto (Milano), altre lo stanno facendo (Parigi) e ci aspettiamo che Roma sia in grado di fare altrettanto – sottolineano -. Nel realizzare degli immediati presidi umanitari, coinvolgere e valorizzare i cittadini, i gruppi di volontari, come il Baobab Experience , e le organizzazioni umanitarie che da anni o mesi cercano di dare un minimo di assistenza ai migranti più vulnerabili, troppo spesso nella più totale assenza delle istituzioni”. Infine hanno ribadito la necessità di “dimenticare per sempre pratiche sciagurate e controproducenti come gli sgomberi forzati senza aver prima individuato soluzioni concrete di accoglienza”. Inoltre, Medu che dall'inizio partecipa all’accoglienza in via Cupa, ha fornito la “piena disponibilità a collaborare a tutte le iniziative che Roma Capitale vorrà intraprendere per assicurare accoglienza, dignità e tutela della salute ai migranti più vulnerabili, partendo dalla attività già in essere della clinica mobile e del centro Psychè di riabilitazione per le vittime di tortura”.
Infine, per quanto riguarda il “nuovo modello” evocato dalla sindaca l’idea è di lavorare con volontari e associazioni per delineare un progetto partecipato. I volontari continuano a indicare l’ex istituto Ittiogenico come struttura più idonea: è vicino la stazione Tiburtina e ha un ampio giardino ombreggiato in cui si potrebbero sistemare le tende per i migranti, nell’attesa che venga ristrutturato l’immobile. (ec)