Barriere architettoniche a portata di click: a rimuoverle ci pensa una app
- TORINO - Qualcuno magari ricorderà che negli anni ’80 circolava una “pubblicità progresso”, in cui il compianto Pierangelo Bertoli rimaneva impotente di fronte a un incidente stradale di cui era appena stato testimone: l’unica cabina telefonica per chiamare i soccorsi non era abbastanza grande per la sua sedia a ruote. Vista l’effettiva accessibilità delle nostre città potrà sembrare strano, ma di barriere architettoniche in Italia si discuteva già allora. Ne parlava anche la politica, che nel 1986 approntò il Peba (Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche), una legge quadro che impegnava ogni comune italiano a programmare, con cadenza pluriennale, una serie di interventi in proposito.
Oggi, a trent’anni di distanza, ad adottare i Peba sono stati soltanto quattro piccoli comuni di provincia su tutto il suolo nazionale. A rilevarlo è l’associazione radicale Luca Coscioni, che da un anno e mezzo porta avanti una campagna per l’effettiva applicazione di una legge che è tuttora in vigore, “e che - spiega l’avvocato Alessandro Gerardi - in caso di inadempienza prevedeva, entro un anno dall’entrata in vigore, il commissariamento del comune da parte di una giunta tecnica, che avrebbe dovuto restare in carica finché il piano non fosse stato effettivamente operativo”.
Nelle ultime settimane, il gruppo radicale ha lanciato una petizione e organizzato incontri tematici in undici delle maggiori città italiane: a Torino - dove in queste ore le principali associazioni per i diritti dei disabili sono impegnate in un seminario formativo - di firme ne sono state raccolte ben 700, mentre lo stesso sindaco Fassino, in veste di presidente Anci, ha inviato una circolare a tutti i Comuni inadempienti (circa il 99 per cento del totale), sollecitandoli a provvedere celermente alla redazione del Piano.
Nel frattempo, la Luca Coscioni ha messo a punto un sistema coordinato di segnalazioni e ricorsi, servendosi di un’applicazione gratuita per telefoni e smart media, scaricabile dal sito dell’associazione (www.associazionelucacoscioni.it/landing/barriere). “Sulla schermata principale - spiega Rocco Berardo, responsabile del progetto - c’è una mappa, interattiva e aggiornata in tempo reale, dell’Italia: ogni freccia rossa corrisponde a una barriera che ci è stata segnalata. Chiunque voglia segnalarcene una non deve far altro che fornircene l’esatta localizzazione, allegando foto e descrizioni che verranno pubblicate sul sito. Man mano che i Comuni rimuovono le barriere, alle frecce rosse se ne sostituiscono altre verdi”.
Dove non arrivano le segnalazioni, per l’appunto, agiscono i ricorsi: nell’ultimo anno l’avvocato Gerardi, che cura l’aspetto legale della campagna, ne ha seguiti a decine in tutta Italia. “Finora - spiega - ne abbiamo perso soltanto uno: si trattava di un piccolo Consiglio comunale in provincia di Jesi (Ancona), nel quale era stata eletta una donna disabile. Il Comune aveva installato un ascensore esterno per accedere alla Sala consiliare, ma a distanza di anni non era mai entrato in funzione per mancanza di fondi. Fondi che invece sono saltati celermente fuori subito dopo il ricorso, tanto che, prima ancora che il tribunale potesse pronunciarsi, l’ascensore era già in funzione”. Ma non è solo ai Comuni che le azioni legali sono rivolte: l’associazione ha vinto ricorsi contro scuole, supermercati, esercizi commerciali e perfino contro Poste italiane e Ferrovie dello stato. “Soltanto da Roma - spiega Gerardi - la media è di cinque segnalazioni al giorno”. (ams)