22 marzo 2023 ore: 16:40
Ambiente

Abiti usati, Rete Onu: "Un mercato solido, visione antica pensarlo per i bisognosi"

L'Agenzia Ambientale Europea pubblica un report sul mercato del tessile usato e la sua percezione. La Rete degli operatori dell'usato: "In un mercato mondiale cresciuto vertiginosamente servono controlli, lotta agli illeciti e selezione e valorizzazione delle filiere tracciate e trasparenti"
ROMA – “Siamo preoccupati per la percezione sulle raccolte differenziate tessili che hanno i cittadini europei, viste ancora come destinate ai 'bisognosi', occorre cambiare questa visione antica”, così Alessandro Stillo, presidente di Rete ONU - Rete degli Operatori dell'Usato commenta il report dell’Agenzia Ambientale Europea (EEA) che ha dedicato un focus sul mondo del tessile facendo una panoramica della situazione attuale in Europa e in relazione ai mercati extra Ue in vista dei prossimi obiettivi 2025, anno in cui tutti gli Stati membri saranno obbligati a garantire specifiche regole per le raccolte differenziate sul tessile.
 
Il documento si apre proprio con l'analisi della percezione che hanno i cittadini europei rispetto al comparto tessile usato, per moltissimi è ancora un indotto destinato ai 'bisognosi' presenti nei vari Paesi europei.
 
“Le raccolte differenziate tessili - spiega Karina Bolin, rappresentante del comparto tessile di Rete ONU - sono servizi pubblici di raccolta rifiuti, che implicano standard di qualità, svuotamenti costanti dei contenitori, obbligo di ritirare tutti gli scarti tessili e non solo gli abiti pronti per essere reindossati. Tutto questo implica costi operativi, che vengono sostenuti grazie alla vendita sui mercati dell’usato nazionali e internazionali di quella quota che effettivamente è riutilizzabile. Il resto viene inviato a riciclo o a smaltimento e per gli operatori della raccolta e del recupero rappresenta un costo. Esistono ancora operatori solidali che generano impatto sociale a partire dagli abiti usati e lo fanno impiegando soggetti svantaggiati nelle operazioni di raccolta oppure destinando a progetti solidali una parte dei ricavi delle vendite”.
 
Il report, che fa una panoramica del settore tessile Stato per Stato e che fotografa il mercato extra UE, soprattutto in Africa ed Asia, analizza 'pregi e difetti' di un mercato che negli ultimi 20 anni è cresciuto vertiginosamente: dalle 550.000 tonnellate del 2000 alle 1,7 milioni di tonnellate del 2019.
 
“L'Unione Europea – prosegue Alessandro Giuliani, portavoce di Rete ONU – auspica un controllo maggiore sulle filiere asiatiche e africane: esiste infatti un diffuso fenomeno di smaltimenti illeciti, dovuto all'inopportuna presenza di scarti non recuperabili in lotti che provengono dall'Europa e che dovrebbero contenere esclusivamente abiti riutilizzabili o riciclabili. Rete ONU, prima fra tutti, denuncia da anni l’esistenza di questi illeciti. Va bene la proposta europea di cambiare i codici doganali al fine di distinguere il rifiuto dal non rifiuto, ma noi insistiamo sulla necessità di selezionare a monte filiere di recupero più tracciate e trasparenti e sull'urgenza di creare efficaci meccanismi di monitoraggio che premino e favoriscano le filiere extraeuropee più virtuose”.
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